Da un team di Modena la tecnologia della macchina del futuro

Oramai lo sappiamo, la macchina del futuro si guiderà da sola. Così le scene da “Supercar”, fantascienza per quegli anni ’80, stanno diventando quasi realtà. E un team dell’Università di Modena guidato dal professore Marko Bertogna ha raccolto la sfida.

“Il mercato si sta mostrando sempre più interessato a prodotti in grado di rendere autonomi i nostri mezzi di trasporto. Lo dimostrano le recenti acquisizioni di startup dedicate all’autonomous driving come Vislab, spin-off dell’Università di Parma acquisita per 30 milioni di euro da Ambarella, e Cruise, startup appena acquisita da General Motors per ben un miliardo di dollari – ci racconta Marko durante la tappa modenese dello scouting tour della StartCup Emilia-Romagna – La nostra scommessa è rendere accessibili a tutti queste tecnologie ad un costo ridotto”.

Così nell’HiPeRT Lab dell’Università di Modena e Reggio Emilia, fondato da Bertogna per lavorare su sistemi real-time ad alte prestazioni, sta nascendo Drive Box, il primo self-driving kit a basso costo, open source, energy efficient e facilmente installabile, che consente di integrare nel proprio veicolo le funzionalità di guida autonoma per situazioni semi strutturate come autostrada, coda o parcheggio. E se i dispositivi attualmente in commercio risultano poco predicibili, Drive Box promette un’elevata complessità di calcolo in real time. E tutto in una scheda di piccole dimensioni, dimenticando il bagagliaio pieno di server. Il progetto si avvale anche della collaborazione degli enti di ricerca e aziende partner del progetto europeo Hercules finanziato dal programma Horizon 2020 e coordinato dall’HiPeRT Lab.

Così se negli anni del boom economico lo status symbol era guidare un’auto, oggi la maggior parte delle persone sembrano desiderare di non guidare. E se si considera il tempo perso ogni giorno nel traffico o alla disperata ricerca di un parcheggio, il motivo per Bertogna e il suo team è presto spiegato.