Desy, la panchina intelligente
Benvenuti nel futuro! Quello che fino a poco tempo fa era appannaggio dei film di fantascienza sta per diventare realtà: “parleremo” abitualmente con gli oggetti intorno a noi che dialogheranno tra loro per rendere la nostra vita più efficiente, sicura ed ecosostenibile. E tutto ciò grazie all’IoT, l’Internet delle Cose.
A fine 2015, secondo l’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano, gli oggetti connessi in Italia erano circa 10,3 milioni, per un mercato di 2 miliardi di euro. E diventa sempre più reale anche la città intelligente: il 60% dei comuni italiani con popolazione superiore a 20 mila abitanti negli ultimi tre anni ha avviato almeno un progetto di smart city e il 75% sta programmando iniziative per l’anno in corso.
Così per riqualificare gli spazi pubblici delle nostre città e renderli più sicuri ed efficienti, Tural Mamedov, Andrea Vaccariello, Matteo Melato e Philip Waku hanno creato Desy, la panchina intelligente. “Tutto è nato davanti ad una birra leggendo un articolo sulle Amministrazioni Pubbliche costrette a togliere le panchine perché utilizzate in maniera impropria”, ci racconta Tural a Reggio Emilia durante lo scouting tour della StartCup Emilia-Romagna. E allora perché non consentirne l’utilizzo solo negli orari più sicuri decisi dall’Amministrazione? Nasce così Desy, la panchina che offre un servizio brevettato di “seduta gestita da remoto”. E non solo: la panchina è munita anche di centralina per il controllo ambientale e servizi di Wi-Fi e ricarica cellulari. Una novità possibile grazie a quattro trentenni dalle origini più disparate – un ucraino-azero laureato in astrofisica, un campano specializzato in disegno tecnico industriale, un emiliano laureato in scienze politiche e un nigeriano dottore in informatica – a mostrare come l’integrazione di culture ed esperienze generi innovazione.
Ora Tural, Andrea, Matteo e Philip sono in cerca di un fondo per ottimizzare il loro prototipo. Ma lo sviluppo di Desy e la ricerca di nuove funzioni non si ferma qui. Perché “l’innovazione è il primo motore dell’economia – come ci ricorda Tural – soprattutto in Paesi come il nostro che non possiede grandi fonti primarie. Sono convinto che l’Italia potrebbe emergere grazie all’innovazione di cui è capace”.