Dalla ricerca all’impresa: la storia di Stem Sel

All’ultima edizione del Festival della Scienza medica, che si è tenuto a Bologna dal 20 al 23 aprile, tra le sei startup chiamate a raccontare di fronte a una platea gremita di studenti, ricercatori e addetti ai lavori cosa volesse dire fare business partendo dalla ricerca, sono state chiamate anche due vincitrici delle precedenti edizioni della Start Cup Emilia-Romagna:  Stem Sel e CellDynamics, entrambi progetti d’impresa nati all’interno delle Università. 
Abbiamo chiesto ai promotori delle due startup lo stato dell’arte della loro attività di impresa a qualche anno di distanza dal “titolo”.
Oggi è la volta di Pierluigi Reschiglian, ordinario di chimica analitica di Unibo e socio fondatore di Stem Sel,  spin off nato a sua volta da uno spin off universitario, ByFlow, che si occupa di ricerca e sviluppo nel campo delle biotecnologie.

 “Porteremo sul mercato a inizio 2018 Celector, un dispositivo che consente a chi lavora con le cellule staminali a scopo terapeutico di controllarne la qualità” spiega il professore “ci rivolgiamo a un mercato business-to-business sostanzialmente nuovo, composto soprattutto da altri laboratori di ricerca a cui proponiamo la nostra tecnologia innovativa: abbiamo sì dei competitor ma solo il nostro strumento è in grado operare una selezione così accurata delle cellule più adatte a ciascuna terapia”.
“Dall’attività di ricerca di ByFlow abbiamo creato un’altra società che di fatto è un’azienda manifatturiera, diventando anche appetibili per un intervento di venture capital” specifica Reschiglian “il fatto che il team fosse lo stesso ha portato valore alla nostra startup”.
Stem Sel è anche il frutto di un percorso lungo, che ha goduto di tutti i servizi offerti dalla Regione e da ASTER come Spinner e Wetechoff. “Abbiamo partecipato a due Start Cup, ma il primo tipo di business non era interessante per una business plan competition” argomenta il fondatore di Stem Sel “la mia esperienza mi dice che a una commissione interessa la scalabilità di un progetto, quindi un prodotto dove guadagni se vendi tanto, ma capace al contempo di contenere i tuoi costi”.
“Ecco, a chi vuole partecipare alla Start Cup, consiglierei di riflettere se ha già maturato una coscienza di business di tipo scalabile” suggerisce Reschiglian, che fa parte di AlmaEClub, la comunità dei docenti di Unibo per l’imprenditorialità. Per quanto riguarda i suoi colleghi le idee di Reschiglian sul da farsi sono altrettanto chiare. “Occorre un’inversione di paradigma” sentenzia il professore “gli accademici sono orientati a un approccio top-down, in un’impresa è il contrario: devo capire se c’è un interesse nel mercato o devo crearlo inducendo un bisogno”. Business e ricerca sono due entità ben distinte quindi, dove il successo dell’una non pregiudica l’altra. “Io posso avere in tasca anche un Nobel, ma posso non avere un mercato di riferimento” aggiunge Reschiglian “e se questo non c’è, non ha valore neanche un brevetto”.