Qui c’è cultura d’impresa, parola di Gianluca Dettori

Con il pitch di ogni team, fresco di tutte informazioni acquisite di questa cinque giorni di formazione, anche la TechWeek venerdì scorso è stata archiviata. Strette di mano e in bocca al lupo per questi ragazzi che si giocano l’accesso alla prossima fase, quella in cui rimarranno in dieci in vista di conoscere i nomi dei vincitori il prossimo autunno.

Esprime grande soddisfazione per la qualità dei progetti ascoltati Gianluca Dettori, fondatore di dPixel e presidente di Primomiglio SGR, uno dei docenti in programma. “In questa fase il livello era piuttosto alto” dice “noi facciamo questo da dieci anni, ne abbiamo visti di progetti, e qui c’era gente con competenze tecniche, tecnologiche, persone che vengono dal mondo della ricerca ora sono alle prese con la descrizione del loro business. Ecco, in questo il livello mi è sembrato più alto della media”.
Le competenze tecniche da sole per fondare una startup di successo non bastano, lo sa bene Dettori. “Avere un’estrazione tecnologica forte è sicuramente importante ma molto spesso quello che manca è la mentalità dell’imprenditore” sottolinea. Tuttavia il contesto è molto cambiato rispetto al passato, nota chi vede ogni aspetto dell’ecosistema startup. “Lo dico spesso agli investitori che incontro: negli ultimi anni in Italia si è sviluppata una grande voglia di fare impresa” evidenzia l’esperto “considerando le condizioni in cui si trova l’Italia, pensare che 20-30mila ragazzi si stanno arrovellando su questo è un miracolo”. L’Emilia-Romagna poi dall’osservatorio di Dettori è un territorio privilegiato. “Si vede che qui l’imprenditorialità è nel dna, è un fatto anche culturale”. “Lo dimostrano anche questi ragazzi” aggiunge Dettori “vorrei avere la loro età e la loro competenza perché il mondo è pieno di sfide sempre più complicate che oggi come oggi possono risolversi solo con la tecnologia”.

Tutt’altro che giovani perduti secondo il presidente di una società di venture capital, anzi. “Abbiamo di fronte una generazione che è stata forzata a inventarsi un lavoro: questo è anche stimolante perché da un problema nascono anche opportunità” spiega “lo racconto agli investitori: l’Italia è un posto splendido dove investire, c’è una grande patrimonio alimentato proprio dal fatto che non c’è lavoro”. Secondo l’esperto di startup però qualcuno se ne deve ancora accorgere. “Tanto è stato fatto negli ultimi anni con le università, gli incubatori, gli enti pubblici e anche la politica ma forse non c’è attenzione sufficiente da parte della classe dirigente di questo paese: abbiamo una policy sulle startup che è una delle migliori in Europa ma manca chi investe”. “Siamo una nazione che purtroppo vive ancora di imprese nate negli anni ’50, ’60 e ’70” specifica e auspica “siamo di fronte a nuova forma di impresa che va aiutata perché negli anni a venire sarà questa che farà girare l’occupazione”.