Vibre: la realtà virtuale per guarire (più in fretta) dall’ictus

La nuova frontiera della terapia per riabilitare il paziente colpito da ictus passa attraverso la lettura della sua mente. Un gruppo di laureati in ingegneria biomedica ha ideato un dispositivo per la riabilitazione delle lesioni cerebrali che unisce realtà virtuale e brain computer interface. Si chiama Vibre il progetto del team che si è sviluppato a Cesena, arrivato in finale alla Start Cup. “Il dispositivo non è altro che un sistema di acquisizione che rileva l’intenzione motoria del paziente che ha subito danni al cervello tali che non può più muovere gli arti inferiori e/o superiori” – spiega Raffaele Salvemini, che insieme a Matteo Vissani, Sara Piras e Stefano Stravato ha fondato Vibre “il cervello di chi è stato colpito da ictus, la nostra patologia di riferimento, ha solo quattro mesi di tempo per riarrangiare le connessioni neurali. In questo lasso di tempo noi riusciamo a fare in breve tempo quello che da sola la terapia tradizionale non riesce, ottenendo un 20% di recupero più veloce”.

Vibre non va a sostituire il lavoro del fisioterapista, ma va ad affiancarlo agendo sulla plasticità cerebrale che appunto sarà tale per soli quattro mesi dopo l’ictus, utilizzando un visore e degli elettrodi abbinati a un software messo a punto dal team.

“Al paziente basta pensare di muovere un braccio: il nostro dispositivo registrerà la sua intenzione e la riprodurrà in uno scenario iper-realistico nel visore arrivando a stimolare il movimento vero e proprio. Una volta raggiunto un obiettivo, si passa ad un altro compito” continua l’ingegnere biomedico.

Ai quattro founder si sono uniti, in seguito allo Startup Day, quattro tecnici – Simone Tanzarella, Leonardo Taronna, Giuseppe Vairo e Simone Ceserano. La base del team è Cesena, città dove hanno studiato. “Da poco abbiamo anche una postazione al Cesenalab, l’incubatore e ne siamo molto contenti: abbiamo trovato un ambiente estremamente stimolante, circondati da persone molto competenti” dice Raffaele “considerando che la nostra idea è nata tra febbraio e marzo, se ci fermiamo a pensare a dove siamo arrivati ora, siamo molto soddisfatti”.

I ragazzi di Vibre hanno sviluppato un prodotto che può essere già utilizzabile e sono già entrati in contatto con il centro di Montecatone per avviare una sperimentazione con pazienti affetti da altre patologie. “In pochi mesi, grazie alla StartCup, abbiamo fatto un percorso di crescita importante” – continua Raffaele – “momenti come quello della demolition ci hanno fatto aprire gli occhi. È stato un lavoro duro ma alla luce dei risultati, ne è valsa la pena. Certo, vincere sarebbe una grande soddisfazione ma è già tantissimo quello che abbiamo ottenuto”.