Focus finalisti/Braimage

Una cartella clinica condivisa che attraverso l’uso dell’intelligenza artificiale rende più snella e veloce la diagnosi di malattie neurocognitive.

 


Una diagnosi tempestiva di demenza ancora non può salvare il paziente ma può regalargli anni in più di autonomia. Ad oggi ci vogliono in media due anni prima di dare un nome e un cognome a un disturbo neurocognitivo, ma il team di Braimage sogna di accorciare questi tempi a beneficio delle famiglie e della spesa sanitaria.

L’idea mi è venuta verso febbraio” racconta la founder Antonella Mattiavevo appena ricevuto la mail da parte dell’Università di Bologna per la “Call for Ideas” con cui si cercavano progetti da candidare allo StartUp Day. Ho pensato di coinvolgere così Giulio Vara, che già conoscevo, laureato in medicina che si occupa di integrazione tra il campo medico e quello tecnologico oltre a essere un bravo statistico”.
Entrambi si buttano quindi a capofitto sul progetto e decidono di tentare parallelamente anche il percorso della Start Cup. “Siamo stati selezionati anche allo StartUp Day: lì si sono presentate 14 persone interessate a collaborare con noi” continua Antonella “ne abbiamo scelte cinque: gli informatici Claudio Mastronardo, Alberto Nicoletti e Luca Camilletti, Marco Campori per la consulenza legale e Vittorio Grieco, laureando in medicina. Ora siamo un team di sette persone con età media di 28 anni”.
Grazie al mix dei percorsi portati avanti dal team di Braimage, l’idea è stata rivoluzionata più volte. “All’inizio volevamo creare un semplice software che analizzasse in maniera più efficiente le immagini radiologiche” spiega la founder “ora Braimage è diventato una piattaforma di integrazione dati – una sorta di cartella clinica condivisa a cui i vari medici possono accedere da remoto – che, grazie a un’applicazione di intelligenza artificiale, è in grado anche di digitalizzare tutti i dati e di confrontarli con un database che tiene conto della letteratura esistente in materia”.
Da un’indagine di mercato condotta informalmente da Antonella, esistono già Centri per i disturbi cognitivi e demenze interessati al prodotto. “L’impatto economico portato dallo snellimento del processo diagnostico sarebbe enorme, sia per il sistema sanitario sia per le tasche delle famiglie, considerando che la popolazione sta invecchiando e una persona su 50 è affetta da demenza” sottolinea l’esperta.

Rispetto ai competitor, Braimage ha dalla sua la forte specializzazione. Nel futuro il team vorrebbe ampliare ancora di più il raggio d’azione anche a vantaggio della ricerca. “Braimage si potrebbe prestare bene per studi multicentrici” auspica Antonella “mi piace dire che noi stiamo sviluppando un lettore cd, poi ognuno decide che musica ascoltarci”.

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