LacToLab – Intervista ai finalisti

LacToLab
La startup intende utilizzare il latte di scarto per la coltura cellulare in laboratorio secondo un principio di economia circolare.

LacToLab nasce dall’incontro tra una ricercatrice e tre studenti. Insieme hanno dato vita a un team multidisciplinare impegnato in un progetto sostenibile dal punto di vista ambientale ed economico. Il team trova applicazione nel mondo della ricerca ed è arrivato in finale alla StartCup Emilia-Romagna. Ci spiega di che cosa si tratta Arianna Palladini. #LifeScience

Di che cosa si occupa LacToLab?
Con il nostro progetto vogliamo trovare un prodotto alternativo a quello che viene normalmente utilizzato il laboratorio per far crescere le cellule basandoci sui principi dell’economia circolare. Partiamo da un prodotto di scarto e gli diamo nuova vita rendendolo un prodotto prezioso per la ricerca. Con il nome che abbiamo scelto per la startup giochiamo con questo concetto.

Da chi è composto il team?
Siamo un team multidisciplinare composto da quattro persone. Variegato per quanto riguarda formazione e età. Io sono Arianna Paladini, sono biotecnologa e lavoro all’Università di Bologna dal 2003 come ricercatrice in ambito oncologico. In questo momento sto facendo il secondo dottorato di ricerca. Poi ci sono i miei tre colleghi: Paride Acierno, ingegnere gestionale, Lorenzo Ippolito che è un ingegnere chimico di processo e Luca Bertolasi, un economista esperto di Management internazionale. Sono tutti e tre studenti prossimi alla laurea. Paride e Luca vengono dall’Università di Modena e Reggio Emilia mentre Lorenzo da quella di Bologna.

Come è nata l’idea?
Paride, Luca e Lorenzo si sono conosciuti all’Open Innovation Program, un programma promosso da AlmaCube in partnership con l’Alma Mater. Ad ogni team che partecipava al percorso veniva affidato un problema da risolvere e il loro era come utilizzare lo scarto della produzione del latte. Il tema era di stringente attualità visto che si sa che 1/6 della produzione mondiale di latte viene sprecata quando rimane sugli scaffali del supermercato e viene ritirata perché in scadenza. Le nostre strade si sono incontrate quando il loro programma si è incrociato con la Winter School di Unibo che stavo frequentando in quel periodo e lì abbiamo messo insieme le idee e siamo diventati un team a nostra volta in cui ero io l’intrusa. Quell’occasione è stata un bell’esercizio di creatività in un ambiente stimolante e informale con persone provenienti da tanti mondi diversi. Finita l’esperienza, i ragazzi mi hanno scritto per continuare a lavorare sul progetto e ci siamo candidati alla StartCup.

A che punto siete?
I test preliminari che abbiamo fatto dicono che è possibile far crescere le cellule nel latte e qualche dato di letteratura esistente che ci conforta confermando la nostra tesi. Siamo nella fase di ottimizzazione del processo dell’ottenimento del siero ma dovremmo testarlo su un pannello ampio di linee cellulari e per farlo occorrono parecchi soldi per l’acquisto dei reagenti. Stiamo quindi intercettando fondi. Su questo fronte abbiamo vinto un bando Think4Food e questo è un incentivo ad andare avanti con il nostro progetto. Inoltre, in questa fase, stiamo lavorando alla domanda di brevetto per il nostro prodotto dato che ne avremmo i requisiti.

Quali sono i punti di forza di LacToLab e quali, invece, i punti di debolezza?
Senza ombra di dubbio, tra i nostri punti di forza ci sono le nostre competenze. Ho quindici anni di esperienza nel settore delle colture cellulari: uno dei vantaggi è che io al contempo rappresento anche il cliente che andrebbe ad acquistare il nostro prodotto e quindi ho io stessa la possibilità di testarlo e valutarlo. L’altro punto di forza è che il team è composto per buona parte da ragazzi giovani fortemente motivati con la mente aperta. Senza considerare che l’origine del nostro prodotto sarebbe a km 0 o comunque non sarebbe importato dall’estero. Proverrebbe per questo da mandrie controllate e ne beneficerebbe ulteriormente l’ambiente visto che sarebbero ridotti anche i trasporti. L’ultimo punto non trascurabile è che il nostro progetto, oltre a essere sostenibile dal punto di vista economico, rientra nel campo dell’economia circolare: il riuso di scarti e la sostenibilità ambientale è l’obiettivo a cui tutti noi oggi dobbiamo tendere. Il nostro punto di debolezza invece è che noi per mettere a punto il nostro prodotto non ci limitiamo a stare davanti a un computer ma abbiamo bisogno di passare molto tempo in laboratorio. La nostra ricerca è molto costosa e per portarla avanti servono fondi.

Un bilancio del percorso della Start Cup?
Un percorso intenso, una sfida prima di tutto con noi stessi. StartCup ci sta aiutando a rivedere la nostra idea sotto tanti punti di vista. Questo significa studiare, confrontarci tra di noi e creare networking. Un grazie particolare a Mario Salerno che ci sta guidando in questo cammino dedicandosi tempo, competenze e positività.

Cosa vedete nel vostro futuro?
Noi ci stiamo già immaginando la nostra startup. Il nostro obiettivo è essere in grado nell’arco di quattro anni di distribuire il nostro prodotto a livello nazionale. Con LacToLab pensiamo di essere in grado di introdurre nel mondo della ricerca un grosso cambiamento anche dal punto di vista economico visto che, date le condizioni, il prezzo sarà più basso ma la qualità invariata. Tutto questo lo potremo ottenere con un prodotto che non prevede il sacrificio di nessun animale e nel rispetto dell’ambiente. Siamo certi di essere sulla strada giusta: non vediamo l’ora di vederci nel listino dei distributori italiani.

«Vogliamo introdurre un grosso cambiamento nel mondo della ricerca con un prodotto sostenibile dal punto di vista economico, etico e che rimette in circolo delle risorse che altrimenti andrebbero sprecate. Il nostro team è giovane e motivato: è uno dei nostri maggiori punti di forza»

Il team ha vinto il finanziamento di Think4Food. Congratulazioni ragazzi!