DIG-ITAL-PEN – Interviste ai finalisti
Uno strumento innovativo per la digitalizzazione, profilazione e catalogazione dei reperti archeologici e dei beni culturali. Ne parliamo con il team al completo
Di cosa si occupa la vostra startup?
Il progetto nasce dalla nostra esperienza in ambito archeologico. Si tratta di uno strumento hardware e software pensato per rivoluzionare il lavoro degli operatori dei beni culturali e per risolvere uno dei problemi che attanaglia archeologi come noi e esperti di patrimonio: la catalogazione di una mole immane di reperti. DIG-ITAL-PEN, questo il nome dello strumento, è in grado di restituire i profili 2D e 3D dei manufatti, interi o in frammenti. Questi vengono poi identificati e catalogati in tempo reale grazie a tecnologie di intelligenza artificiale, che garantiscono l’interazione con repertori digitalizzati e inseriti in un database in cloud. DIG-ITAL-PEN è un prodotto tascabile, delle dimensioni di una penna, trasportabile e quindi utilizzabile sia in cantiere sia in spazi angusti, come i magazzini di scavi e musei.
Da chi è composto il team?
Il team made in UNIBO si compone di due archeologhe, Giulia Marsili e Silvia Donadei, rispettivamente CEO e CTO Archaeology della startup a cui si aggiungono Flavio Bertini, un informatico con il ruolo di CTO Software e l’architetto Claudia Lamanna, CMO. Tutti i membri fondatori hanno conseguito o stanno conseguendo un dottorato nelle loro rispettive materie. Il team si avvale anche del supporto di un advisory board di altro profilo scientifico – Isabella Baldini, Luca Benini, Serena Morigi e Fiorella Sgallari – docenti di Archeologia, Matematica e Ingegneria Elettrica e dell’informazione.
Come è nata l’idea?
Lo zoccolo duro del nostro team è composto da archeologi che lavorano sul campo. Per anni ci siamo chiesti come fare a rendere più veloce ed efficiente il processo di disegno e catalogazione dei reperti che ancora viene svolto in modo manuale e che per questo richiede un dispendio enorme di tempo e risorse. Basti pensare che ogni scavo restituisce migliaia, a volte centinaia di migliaia, di frammenti e che ognuno di essi ha un tempo di processazione globale di circa tre ore. Ci siamo detti «perché non inventiamo noi la soluzione?». Ed eccoci qui: DIG-ITAL-PEN è il risultato della nostra esperienza e della collaborazione con colleghi informatici e matematici.
A che punto siete?
Il primo prototipo è stato testato in laboratorio e ha dato risultati ottimi. I tempi di elaborazione si sono ridotti di almeno dieci volte mentre la precisione della resa grafica e del matching hanno raggiunto valori superiori al 90%. Abbiamo partecipato al bando Alte competenze per nuove imprese della Regione Emilia-Romagna e a breve partirà un assegno di ricerca dell’Università di Bologna grazie a cui avremo modo di perfezionare la tecnologia dello strumento e al contempo potremo migliorare il sistema di matching e di elaborazione del database in cloud. Contiamo di brevettare il prodotto e costituirci in startup nel 2021 mentre da programma dovremmo essere in grado di lanciare il prodotto sul mercato italiano nel 2022.
Quali sono i punti di forza di e quali, invece, i punti di debolezza?
Innanzitutto DIG-ITAL-PEN è l’unico prodotto sul mercato a combinare le funzioni di scansione dell’oggetto e di riconoscimento tipologico. La sua unicità sta proprio nella tecnologia: i risultati sono impareggiabili anche per resa grafica, portabilità, costo ridotto, velocità di elaborazione e immediatezza del prodotto finale, senza postproduzione. Veniamo tutti dal campo della ricerca, ci sentiamo sicuri sul piano dei contenuti e della tecnologia, mentre siamo un po’ più scoperti sul fronte del business. Siamo molto motivati e determinati e, anche se ci rendiamo conto che c’è del lavoro da fare, non siamo spaventati.
Vi ha travolto una pandemia nella creazione della vostra startup: come ha inciso il Covid?
Il nostro progetto “ha messo le gambe” proprio durante il lockdown. Il Covid ci ha dato paradossalmente occasione per riflettere, arricchire e perfezionare la nostra idea imprenditoriale con una disponibilità di tempo e risorse che probabilmente non avremmo avuto in una situazione lavorativa canonica. In questo il percorso della Start Cup ha giocato un ruolo fondamentale: possiamo dire che siamo arrivati alla fine completamente diversi da come eravamo partiti.
Cosa vedete nel vostro futuro?
Siamo tutti ricercatori impegnati attivamente sul campo nel settore archeologico. Il nostro sogno è di vedere realizzato il frutto delle nostre ricerche e con questo contribuire a migliorare il lavoro di tanti colleghi, portando ad un livello qualitativamente superiore un segmento fondamentale della filiera di catalogazione dei beni culturali. Siamo sicuri che la nostra idea porterà una svolta nel settore della digitalizzazione e dell’innovazione del patrimonio, trovando campi di applicazione anche nel settore del restauro e della musealizzazione. Poter dare il nostro contributo alla salvaguardia del patrimonio, in un paese come il nostro, è per noi di DIG-ITAL-PEN di vitale importanza.