Gli ingegneri e l’innovazione: intervista a Vincenzo Tizzani

Per poter supportare l’edizione 2020 della Start Cup Emilia-Romagna, i cinque Ordini degli ingegneri delle province di Bologna, di Modena, di Reggio Emilia, di Parma e di Piacenza hanno deciso di costituire una ATI. «Gli ordini professionali stanno cambiando pelle» ci dice Vincenzo Tizzani, consigliere dell’Ordine degli Ingegneri di Bologna «partecipare a un’iniziativa di questo tipo diventa una porta d’accesso privilegiata per entrare nel mondo delle startup che nascono dal mondo della ricerca».

Tizzani, cosa vi ha spinto a sostenere la Start Cup Emilia-Romagna?

Le rapide evoluzioni della tecnologia stanno cambiando il mondo con altrettanta velocità verso una digitalizzazione sempre più diffusa. Dare il nostro contributo ci sembrava una buona occasione per entrare in contatto, guidati da un ente come ART-ER, con aspiranti imprenditori provenienti da università e centri di ricerca. A nostro avviso, è questo il contesto in cui gli ingegneri devono muoversi. Per noi significa «metterci in gioco con le migliori squadre in campo», usando una metafora sportiva. Inoltre si tratta della prima volta che un Ordine Ingegneri supporta una competizione tra startup: per noi questo vuol dire stare al passo con i tempi. Quest’anno, causa Covid, oltre a partecipare al comitato di valutazione il nostro impegno è stato di natura economica ma nel futuro ci piacerebbe coinvolgere maggiormente anche gli iscritti all’Ordine.

La pandemia ha accelerato alcuni processi necessari ma che tardavano a trovare la loro attuazione concreta. Come immaginate il ruolo dell’ingegnere di un futuro che è già presente?

Per loro natura gli ingegneri sono in una posizione ideale per favorire l’innovazione perché da un lato sono competenti in materia di tecnologia, dall’altra collaborano già con le aziende. Possono quindi diventare un tramite tra gli enti di ricerca e le università da un lato e le realtà che hanno necessità di sfruttare le innovazioni di natura tecnologica dall’altro. Siamo in una fase storica in cui non è più sufficiente cambiare un prodotto per ottenere migliori performance: è necessario intervenire sull’intero processo e sulla filiera. L’ingegnere possiede una visione d’insieme e gli elementi per fornire soluzioni. Per questo motivo il suo ruolo diventa fondamentale, specialmente ora che il mondo del lavoro sta cambiando a causa della pandemia. Lo spiego con un esempio. Gli ingredienti sul tavolo sono sempre gli stessi ma il risultato dipende da chi li cucina. L’ingegnere è come uno chef stellato in grado di elaborare un piatto unico con gli ingredienti disponibili. È il modo in cui mette insieme gli elementi con metodo e competenza a fare la differenza.

Venendo alla StartCup, come giudicate le startup che hanno partecipato a questa edizione?

Sono rimasto molto impressionato dalla qualità dei progetti. Ho avuto modo di vedere come gli startupper hanno proposto idee innovative volte a migliorare i loro contesti di riferimento e lo hanno potuto fare perché hanno speso gran parte della loro vita professionale in quel mondo che hanno deciso di migliorare. In questi progetti c’è una grande padronanza della tecnologia: questo è possibile perché c’è una solida preparazione alla base. Le attività formative e di mentoring previsti dal percorso della Start Cup, inoltre, forniscono ai team le competenze mancanti: questo è un ottimo modo per permettere alle startup di camminare sulle proprie gambe.

Che consiglio vi sentite di dare ai team che hanno sfilato davanti a voi con le loro idee?

Di tenere sempre gli occhi aperti sugli avanzamenti tecnologici. Mai sedersi sugli allori perché le evoluzioni sono continue e presenti in tutti i campi: non essere «sul pezzo» potrebbe privare la startup della possibilità di migliorare il proprio prodotto e il proprio servizio.