Intervista a Pochettino, Head of Innovation IREN

Un ecosistema che funziona si nutre di scambi reciproci per favorire la crescita di tutti i soggetti coinvolti. Si inquadra in quest’ottica il sodalizio tra Iren e Start Cup Emilia-Romagna, una collaborazione che si rinnova dal 2016 con una partnership consolidata che va al di là del mero contributo economico. Enrico Pochettino, direttore Innovazione e Internazionalizzazione del gruppo, ci racconta il perché di questa scelta.

Pochettino, cosa ha messo in campo IREN Spa per la Start Cup Emilia-Romagna?

Come da quattro anni a questa parte, abbiamo sostenuto la business plan competition con un contributo economico e abbiamo fatto parte della giuria che ha decretato i progetti vincitori. Purtroppo, a causa della pandemia, abbiamo dovuto rinunciare ad alcune attività di formazione e mentorship che avevamo in programma. Speriamo di poterle portare avanti nella prossima edizione anche perché riteniamo che per una startup sia strategico conoscere il punto di vista di un gruppo come il nostro.

Come mai avete deciso di sostenere questa competizione?

Iniziative come queste sono occasioni importanti che ci permettono di entrare in contatto con le startup. Noi infatti sponsorizziamo anche altre Start Cup regionali e siamo partner del PNI, il Premio Nazionale per l’Innovazione. Il rapporto che c’è tra il nostro gruppo e il mondo delle startup è strutturato, non ci limitiamo a essere semplici osservatori: abbiamo infatti un programma di corporate venture capital, chiamato Iren Up, attraverso il quale dalla seconda metà del 2018 offriamo supporto anche finanziario a realtà che operano in campi coerenti con il nostro gruppo, quindi principalmente ambito Cleantech e Energy.

Di che cosa si tratta?

Quando vediamo startup che hanno prospettive di crescita e il prodotto e servizio che offrono è di interesse per il gruppo, attraverso il nostro programma possiamo entrare nella startup con quote di minoranza lasciando ai founder tutta la loro autonomia, senza chiedere esclusive o vincoli particolari dal punto di vista del business. L’importante è che cresca e si sviluppi perché per noi è sufficiente un ritorno dell’investimento e una sinergia con le nostre attività di sviluppo. Noi, dalla nostra, potremmo usufruire per primi dei servizi o dei prodotti delle startup che sosteniamo. Non perseguiamo pertanto una logica di acquisizione ed incorporazione della startup.

Dal vostro punto di vista, cos’è cambiato dal 2016 a oggi?

Quando nel 2015 abbiamo cominciato a occuparci di open innovation siamo da subito andati oltre lo slogan, comprendendo l’importanza di guardare nelle università, nei centri di ricerca e nel mondo delle startup con l’obiettivo di importare innovazione attraverso partnership mirate con soggetti esterni. Attraverso questo dialogo ci siamo resi conto che l’ecosistema italiano, e penso anche quello internazionale, ha bisogno di un supporto che non è solo di tipo industriale. Mi spiego meglio: per le startup più mature può essere sufficiente entrare in relazione con una corporate come cliente o fornitore ma quando la startup è nella fase early stage o seed e il prodotto non c’è ancora serve un investimento necessario per lo sviluppo. Per farlo però serve la finanza e in questo possiamo entrare in gioco noi con il nostro programma di corporate venture capital.

Una competizione come la Start Cup quindi diventa una grande opportunità per fare scouting.

Sì, ma non solo. In un ecosistema di aziende innovative è importante che ci sia anche chi può diventare il mercato di sbocco oppure azionista. Noi abbiamo il nostro ritorno perché possiamo conoscere le startup, ma siamo anche il pubblico ideale di una startup visto che abbiamo le capacità o per acquistare il prodotto oppure per finanziare il business. In questa relazione win-win, si inserisce anche l’ottima organizzazione della Start Cup: partecipando a un percorso di formazione e di pre-accelerazione di questo tipo da un lato le startup acquisiscono competenze di tipo economico, finanziario e imparano a presentare il proprio progetto, dall’altro noi abbiamo modo di valutare progetti più maturi che hanno già compiuto una crescita di tipo manageriale. Questo è fondamentale specialmente quando le startup arrivano dal mondo della ricerca dove ci sono idee molto promettenti ma spesso mancano nel team le competenze di tipo imprenditoriale.

Come giudicate le startup che hanno partecipato a questa edizione?

I team sono arrivati alla finale molto preparati e abbiamo visto progetti validi esposti con grande chiarezza. Si nota una maturità da parte delle startup proprio per quanto riguarda le competenze manageriali e nelle esigenze di tipo finanziario oltre a una accuratezza nella definizione delle prospettive di sviluppo. In questa edizione nel complesso vorrei sottolineare una crescita rispetto anche agli anni precedenti, dovuto al miglioramento dell’ecosistema in generale ma anche allo sforzo degli organizzatori della Start Cup Emilia-Romagna.

Che consiglio vi sentite di dare ai team che hanno sfilato davanti a voi con le loro idee?

Di non mollare. Se l’idea è buona e c’è tenacia si possono superare tutti gli ostacoli. Inoltre, quando ci si rende conto che mancano delle competenze bisogna andare a cercare le figure che servono per completare il team così come è importante trovare il supporto giusto di partner e finanziatori. La strada che porta al successo è fatta da un lavoro corale. Da soli si riesce a fare poco.