Mercato e mondo della ricerca, un incontro possibile
L’ultima edizione della Start Cup Emilia-Romagna, durante il percorso formativo, si è molto concentrata sulla costruzione del dialogo tra mercato e mondo della ricerca. L’esperienza aveva dimostrato che molto spesso i progetti provenienti dall’università e dai centri di ricerca hanno ottime basi di carattere scientifico ma rimangono poco comprensibili per una platea di investitori o di altre aziende più attenti ai numeri e i volumi.
Grazie al coinvolgimento di Confindustria Emilia Area Centro, Upi Parma e Unindustria Reggio Emilia – le associazioni partner della competizione – i team finalisti della scorsa edizione della Start Cup si sono potuti confrontare con le reali esigenze di mercato grazie all’attività di mentorship prevista nel percorso.
«ART-ER ha un Mentor Board composto da imprenditori e manager di grandi aziende del territorio, parliamo di circa quaranta persone con varie professionalità» spiega Silvia Falciasecca, coordinatrice della business plan competition «abbiamo deciso quindi di coinvolgere anche alcuni di loro in questa attività».
Un’occasione preziosa sia per le startup che per le realtà già consolidate che hanno avuto un accesso privilegiato a progetti molto promettenti. «In un’ottica di open innovation abbiamo voluto presentare le innovazioni appena uscite dai laboratori delle università e dei centri di ricerca regionali ad alcuni tra i maggiori protagonisti del nostro sistema industriale» continua Falciasecca «questi appuntamenti sono stati inoltre per i team e per imprese un’occasione unica per conoscere potenziali clienti, esplorare nuovi mercati, ricevere feedback e suggerimenti basati su una concreta conoscenza di quello specifico settore».
«Nel 2020 la Start Cup Emilia-Romagna ha centrato un grande obiettivo» dice Filippo Forni, Responsabile Ricerca e Innovazione di Confindustria Emilia Area Centro «grazie a una duplice visione mercato-mondo della ricerca sono stati selezionati team e progetti eccellenti che sono stati poi in grado di emergere con forza al PNI non solo per il valore della ricerca prodotta ma anche per la capacità di dialogare con le imprese. Quest’ultimo aspetto risulta infatti un fattore determinante per il percorso di crescita di una startup».
«Il confronto con manager e imprenditori è fondamentale per le startup in generale ma per quelle che provengono dal mondo della ricerca lo è ancora di più» aggiunge Davide Bezzecchi, referente per Ricerca Industriale e Innovazione all’interno di Unindustria Reggio Emilia «dobbiamo spingere sempre di più su questo tipo di dialogo perché non solo i vantaggi sono reciproci ma dobbiamo anche per far sì che le idee innovative proposte trovino una concreta applicazione in prodotti e servizi in grado di stare sul mercato con un modello di business sostenibile. D’altra parte, per le nostre imprese associate è molto utile vedere le nuove idee proposte e poter avviare una forma di collaborazione: le possibilità di scambio e di interazione sono infatti innumerevoli». «Questo è un modo concreto di fare innovazione aperta e di portare i risultati della ricerca sul mercato però è fondamentale comprendere che questa modalità è necessaria per accompagnare e favorire l’incontro tra ricerca e impresa» sottolinea Bezzecchi «incontro che da solo di solito non avviene o o se avviene, accade di rado e con difficoltà».
Abbiamo raggiunto anche i team finalisti della Start Cup per un commento sull’operazione. Da quanto ci hanno riferito, il confronto con grandi aziende, manager e professionisti.
Per il team di AgroMateriae «l’attività di mentorship svolta ad ottobre ci ha permesso di comprendere meglio alcune dinamiche aziendale, come ad esempio quelle inerenti alla certificazioni sui prodotti del nostro settore. Inoltre, da tale attività si è aperta anche una porta per una possibile collaborazione molto promettente con una azienda leader: speriamo di poterla portare avanti!».
Anche il team di JEM TECH ha trovato interessanti gli scambi. «Incontrare realtà vicinissime alla nostra che ce l’hanno fatta è qualcosa di veramente motivante» osservano i promotori «spesso ci sentiamo dire che l’Italia non paga, non ci sono soldi, noi giovani non abbiamo futuro ecc, ma vedere tutte queste realtà tecnologicamente all’avanguardia e totalmente made in Italy, mette una grandissima voglia di provarci proprio qui, nel nostro paese». Non solo lusinghe però. «Esperti del settore ci hanno messo anche in grande difficoltà ma forse lo hanno fatto per saggiare la bontà del progetto e delle nostre competenze: anche in questo caso tuttavia l’esperienza ci ha molto stimolato» aggiungono «questo mondo è complicato specialmente per persone che vengono dalla ricerca come noi: bisogna essere davvero preparati e mentalmente flessibili per poter dimostrare di essere solide realtà sul mercato globale. Abbiamo fatto tesoro di ogni consiglio, di ogni confronto e di ogni parere – più o meno tagliente – e speriamo di riceverne presto altri per migliorarci sempre di più».
Il team di Real Time si accoda alla soddisfazione dei colleghi. «Gli incontri sono stati molto utili, con un’azienda tra l’altro ci siamo sentiti anche successivamente» racconta la squadra della startup «abbiamo abbiamo avuto modo di conoscere e di riflettere su un ulteriore segmento di mercato che non avevamo considerato a pieno. Tra gli aspetti positivi, possiamo dire di avere imparato a relazionarci con potenziali partner e clienti».
Dello stesso avviso il team di Zenit. «Grazie agli incontri organizzati con aziende e associazioni di categoria abbiamo compreso che il punto di vista con cui gli imprenditori affrontano un problema è spesso diverso da quello che ci immaginavamo» spiegano i ricercatori «questo ci ha portato ad esempio a scoprire che i nostri servizi e prodotti possono rispondere a dei bisogni aziendali e risolvere dei problemi a cui non avevamo pensato. Analogamente, altri problemi che a nostro avviso sembravamo importanti per un certo settore, si sono rivelati meno stringenti o già risolti. È stata una lezione che ci ha arricchito molto».
Possiamo concludere che questo modello di collaborazione funziona, da entrambe le parti. Non a caso l’Open Innovation viene sempre più adottata dalle imprese anche nella fase di costruzione e di avvio dei progetti. Il risultato raggiunto quest’anno ci conforta nella scelta di potenziare anche per il 2021 questa attività a beneficio dei partecipanti alla nuova edizione della competizione. Agromateriae infatti ha vinto il Premio Nazionale nella sua categoria e quattro progetti dell’Emilia-Romagna quattro sono approdati in finale.
La chisura del bando dell’edizione 2021 si accompagna a una buona notizia: Confindustria Piacenza e Confindustria Romagna hanno scelto di essere partner della business plan competition. «È strategico che imprese e startup siano in grado di comunicare e di comprendere le esigenze l’una dell’altra» fanno sapere dall’associazione degli industriali romagnola motivando così la scelta di salire a bordo «l’iniziativa rappresenta una bella opportunità per creare una sinergia tra i rispettivi approcci e metodologie». «Attivare una collaborazione è una scelta vantaggiosa per entrambe le parti. Da un lato, le startup tramite la condivisione della strategia commerciale con l’impresa, possono accedere a una maggiore disponibilità di capitale e di tecnologie ed entrare più facilmente nel mercato, avendo una maggiore conoscenza del business, acquisendo inoltre referenze e connessioni grazie al network aziendale» continuano «dall’altro, le imprese, esternalizzando alcune attività di R&D, possono diversificare il business e la propria offerta grazie alle innovazioni delle startup, diventando più agili nell’attività di testing dei prodotti prima dell’immissione sul mercato. Senza considerare che le imprese hanno la possibilità di entrare in contatto con un nuovo modello organizzativo, più lean e open, e di scoprire nuove competenze e figure professionali».