AdapTronics – Interviste ai finalisti
Tecnologia nel campo della meccatronica-robotica per rendere il packaging intelligente e la logistica sostenibile. Ce ne parla il co-founder della startup Lorenzo Agostini
Di che cosa vi occupate?
AdapTronics è una startup ad alto contenuto tecnologico con la missione di rivoluzionare il mondo della logistica per la consegna pacchi, eliminando i problemi dovuti alla loro errata movimentazione e gestione. Il nome della startup è l’abbreviazione di «Adaptive Mechatronics»: realizziamo una tecnologia nel campo della meccatronica-robotica con un processo di fabbricazione altamente versatile e con materiali e meccanismi capaci di adattarsi a qualsiasi contesto applicativo.
Per quanto riguarda i prodotti, ne realizziamo di due tipologie, entrambe con lo stesso processo di fabbricazione. La prima proposta sono gli Electro-AdapThesive Devices (EAD), strumenti per la presa efficace, sicura e veloce delle scatole, che diventano adesivi quando attivati elettricamente. Il secondo prodotto invece è quello che abbiamo chiamato Condition Monitoring Scotch (CMS), un nastro adesivo riciclabile come quello usato per chiudere i pacchi, sul quale però sono stampati sensori passivi per monitorare la condizione dell’imballaggio e della merce al suo interno.
Le nostre tecnologie sono entrambe pensate per rendere il packaging intelligente ed una logistica più sostenibile in tutte le fasi della filiera fino alla consegna dell’ultimo miglio.
Da chi è composto il team?
Per un’impresa grandiosa, ci vuole un team pronto alla sfida! Insieme alla mia co-founder Camilla Conti, amica di vecchia data, abbiamo sempre avuto il sogno di sfruttare i nostri studi di dottorato e le nostre esperienze per creare una tecnologia che migliorasse la vita delle persone.
Camilla ed io abbiamo studiato entrambi al Politecnico di Milano, io ingegneria meccanica, lei energetica. Dopo un’esperienza in una grande azienda, io ho continuato con un dottorato in Emerging Digital Technologies alla scuola Superiore Sant’Anna di Pisa mentre Camilla ha conseguito un dottorato in fluidodinamica ad ingegneria aerospaziale del PoliMi.
Con il supporto del Prof. Rocco Vertechy, direttore del laboratorio SAIMA – Sensori e Attuatori Intelligenti per il Manifatturiero Avanzato dell’Università di Bologna, abbiamo creato AdapTronics mettendo insieme un team, composto al momento da questo nucleo fondatore e da altri componenti con un alto livello tecnico.
La squadra si compone di dottori di ricerca provenienti dallo stesso SAIMA lab, e di figure professionali in area commerciale con esperienze pluriennali in grandi aziende. Inoltre abbiamo uno scientific advisory board di primo livello, con professori ordinari e associati dell’UniBo e Sant’Anna di Pisa, tutti ispirati dalla stessa visione imprenditoriale.
Come è nata l’idea?
Prima di essere degli ingegneri industriali, siamo persone a cui piace immaginare il futuro chiedendosi sempre: come possiamo migliorarlo? Oggi viviamo tempi difficili con previsioni negative per quanto riguarda i cambiamenti climatici, l’inquinamento e la sempre più scarsa disponibilità di materie prime.
Tutti dobbiamo fare qualcosa per invertire questo andamento e creare un mondo più sostenibile: AdapTronics è il nostro mezzo. Il progetto nasce per rendere la logistica più sostenibile con dispositivi di presa elettro-adesivi e per dare la possibilità di innescare meccanismi virtuosi di economia circolare. In parole povere si tratta di poter decidere oggettivamente se il packaging di trasporto, equipaggiato con il nostro scotch sensorizzato, possa essere riutilizzato direttamente oppure se sia necessario un suo riciclo.
E’ proprio questa la prima bozza dell’idea di AdapTronics, un progetto nato davanti alle infinite scatole di Amazon arrivate a casa durante il primo lockdown. Tutte ancora perfette e con infinite etichette plastificate attaccate sopra. Se tutti noi utilizzassimo almeno un’altra volta queste scatole per un’altro trasporto, lo smaltimento della carta e il suo residuo plastico (dovuto alle colle e alle etichette riciclate insieme) si dimezzerebbe. La nostra idea vuole spingere le abitudini del consumatore e le pratiche comuni degli operatori logistici verso una maggiore sostenibilità ambientale e contribuire attivamente alla transizione ecologica, evitando sprechi di imballaggi ancora perfettamente integri.
A che punto siete?
Nell’ultimo anno Camilla ed io abbiamo lavorato attivamente al cuore di questa idea mettendo insieme tutte le nostre competenze e conoscenze, non solo come imprenditori ma anche da ricercatori accademici.
Oggi siamo in fase di registrazione della proprietà intellettuale dietro la nostra tecnologia e di costituzione dell’impresa accreditandoci come spin-off dell’Università di Bologna. Per quanto riguarda invece l’evoluzione di mercato, siamo attualmente in fase di confronto con i primi partner industriali per l’utilizzo commerciale dei nostri dispositivi di presa e lo scotch sensorizzato, aumentando così la loro maturità tecnologica.
Quali sono i punti di forza di AdapTronics e quali, invece, i punti di debolezza?
Il punto di forza di AdapTronics sta nella profonda conoscenza della tecnologia meccatronica alla base dei nostri dispositivi. Grazie all’altissimo livello di formazione del nostro team, formato da Ph.D., professori ordinari e associati e ai risultati ottenuti negli ultimi anni, oggi con i nostri prodotti possiamo attuare il processo di trasferimento tecnologico della ricerca accademica in innovazione industriale. Tuttavia, il mercato della logistica è molto strutturato e in continua evoluzione: la grande sfida sarà nel creare dispositivi che possano rispondere dinamicamente alle esigenze dei clienti ponendosi come migliore alternativa rispetto alle soluzioni attuali.
Vi siete trovati a progettare una startup in tempi di pandemia: come ha inciso questo nel vostro lavoro?
La pandemia non ci ha fermato, anzi. La nuova dimestichezza con gli strumenti virtuali ci ha fatto capire che non ci sono scuse per fermarsi e che è possibile lavorare a distanza con grande ispirazione quando si vuole raggiungere un obiettivo. Ma anche quanto è importante sfruttare ogni occasione per vedersi di persona: un valore importantissimo che è sempre sottovalutato fino a quando non se ne ha più la possibilità. Da un anno a questa parte con Camilla ci sentiamo ogni giorno per costruire insieme questa realtà imprenditoriale. Quindi, che dire: la pandemia ci ha motivati ancora di più a rimboccarci le maniche.
Un bilancio del percorso della Start Cup?
Il percorso previsto dalla StartCup ha senza dubbio dato un grande valore aggiunto ad AdapTronics e a noi personalmente. Abbiamo seguito una formazione davvero di primo livello sull’imprenditorialità e abbiamo conosciuto mentori altamente competenti e professionali che hanno lasciato un forte impatto sulla realizzabilità del nostro progetto, motivandoci ancora di più. Comunque vada, ci sentiamo già vincitori grazie a tutto quello che abbiamo imparato.
Cosa vedete nel vostro futuro?
Prima di tutto non vediamo l’ora di fondare la nostra realtà imprenditoriale, stringere le prime collaborazioni industriali e iniziare le vendite dei nostri prodotti. Tutto questo, entro un anno. Come azienda di tecnologia, avremo bisogno di finanziamenti per scalare i nostri volumi a livelli industriali aprendo il nostro impianto produttivo. Ma nulla ci spaventa. Infatti, crediamo fermamente nella nostra proposta di valore e siamo sicuri che la nostra missione ispirerà futuri nuovi compagni di squadra, investitori e l’intero settore della logistica. Vogliamo risolvere i problemi qui sulla Terra ma sogniamo già di essere la tecnologia di riferimento per la logistica nello spazio.
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Leggi tutte le interviste ai finalisti dell’edizione 2021 della Start Cup a questo link.