LPTech – Interviste ai finalisti

Il secondo progetto a raccontarsi è LPTech, che realizza uno stampo con tecnologia 3D da adottare nel settore della cranioplastica.

Abbiamo intervistato Andrea Lombardo, uno dei 4 promotori.

Di che cosa vi occupate?

Il nostro ambito è principalmente quello delle cranioplastica. Si tratta dell’intervento in cui, a seguito di un incidente, di problema vascolare o tumorale, è necessario impiantare una protesi di una parte della calotta cranica. Noi realizziamo uno stampo in cui il chirurgo colerà la resina in fase intraoperatoria per ottenere quella specifica protesi.

Da chi è composto il team?

Il team è composto da quattro persone. C’è Alba Scerrati, una neurochirurga proveniente dall’Università di Ferrara, dallo stesso ateneo Paolo Zamboni, chirurgo vascolare, mentre Moreno Marchesini è un tecnico di materiali compositi e di produzione. E poi ci sono io, Andrea Lombardo, che sono un tecnico ortopedico. Arriviamo tutti dal settore medicale e la nostra ambizione è quella di lavorare a tecnologie che migliorino e proteggano la vita.
Ecco perché ci chiamiamo LP Tech, acronimo di Life Protecting Technologies.

Come è nata l’idea?

In realtà all’inizio volevamo trovare una soluzioni a problemi non strettamente legati alla cranioplastica concentrandoci nell’ambito più vicino alla creazione di modelli e sullo studio dell’applicazione della tecnologia 3D. Nei nostri incontri, dopo alcune prove, abbiamo riscontrato l’efficacia della tecnologia di stampa 3D legata alle immagini TAC applicandola al campo della neurochirurgia con estremi benefici. E così abbiamo cambiato definitivamente rotta concentrandoci sul metodo che stiamo sviluppando con LP Tech.

A che punto siete?

A buon punto, il processo è pronto. Siamo riusciti a impiantare sedici protesi realizzate con il nostro stampo e tutte hanno avuto un riscontro molto positivo. I risultati sono descritti nel nostro primo paper scientifico e tra i benefici tangibili ci sono la riduzione dei costi per l’Azienda sanitaria e il riscontro dei pazienti, soddisfatti sia dal punto di vista meramente funzionale che da quello estetico, non meno importante.

Quali sono i punti di forza di LP Tech e quali, invece, i punti di debolezza?

Il maggiore punto di forza del nostro progetto è l’ottimizzazione su tutta la linea del metodo a tutt’oggi utilizzato: dai costi alla gestione, passando per la personalizzazione del prodotto. I nostri punti deboli sono due. Da un lato la specificità della soluzione che, essendo personalizzata, non mira alla vendita su larga scala, dall’altro è più difficile l’identificazione del cliente tipo nell’amministrazione ospedaliera (o dell’Ente). E questo è un aspetto che può rendere il processo leggermente più lento e articolato

Un bilancio del percorso della Start Cup?

Per noi è stata un’esperienza davvero rilevante per lo sviluppo del nostro progetto. Ci ha consentito di ampliare le nostre conoscenze e di intravedere nuove prospettive, di arricchire enormemente la nostra rete e di concentrarci sugli aspetti principali della messa in opera di un’idea.

Cosa vedete nel vostro futuro?

La nostra intenzione è quella di avere la possibilità di strutturare una realtà che sia in grado di soddisfare il bisogno mondiale nel campo delle cranioplastiche, concentrandoci parallelamente su R&D in campo medicale anche in altre specialità. LP Tech nasce proprio per questo. Tuttavia abbiamo uno degli obiettivi che ci poniamo è quello di esportare la tecnologia in paesi a minor potenziale d’acquisto. Per certi paesi sarebbe una grande opportunità visto che noi non ce lo immaginiamo neanche ma un intervento di questo tipo in certi posti non viene neanche preso in considerazione. Desideriamo fare la differenza lavorando per una realtà in cui «cura» significa «aiutare le persone in difficoltà» non solo «guadagno». Chiaramente una startup deve badare al fatturato ma si può fare anche nel modo giusto. Noi vogliamo guardare anche al lato etico del fare impresa.

Leggi tutte le interviste ai finalisti dell’edizione 2022 della Start Cup a questo link.