H2Energy – Interviste ai finalisti

L’ultima intervista per conoscere meglio i progetti dell’edizione 2022 della competizione è a Giacomo Silvagni, uno dei due founder di H2Energy, un dispositivo per la gestione ottimizzata di impianti ad idrogeno basati su sorgenti energetiche rinnovabili.

Di che cosa vi occupate?

Sviluppiamo servizi di progettazione ed efficientamento di tecnologie hydrogen-based da sorgenti energetiche rinnovabili con l’obiettivo di consentire il raggiungimento della piena indipendenza energetica di complessi residenziali o piccole/medie industrie per favorire la diffusione di micro-comunità energetiche. In particolare, proponiamo un dispositivo per l’implementazione di una strategia di controllo innovativa per la gestione ottimale di tutti i componenti presenti in un impianto di produzione, stoccaggio e utilizzo di idrogeno on-site. Nel nostro nome c’è la sintesi del progetto: abbiamo unito la formula chimica dell’idrogeno molecolare e il settore in cui andremo ad operare. Il nostro slogan è An energy change of perspective perché il nostro obiettivo è un cambio di paradigma: vogliamo utilizzare l’idrogeno non più come semplice fluido di processo ma come vero e proprio vettore energetico.

Da chi è composto il team?

Siamo due ragazzi con la volontà di spendere le proprie energie e competenze nello sviluppo di soluzioni orientate ad un settore, quello dell’utilizzo di idrogeno per scopi energetici, in rapida crescita e con un forte impatto nella vita quotidiana di tutti, da famiglie ad imprese. Ci chiamiamo Giacomo Silvagni e Nabil Souhair, e siamo rispettivamente un ingegnere meccanico e uno aerospaziale. Siamo entrambi dottori di ricerca in ingegneria, attualmente ricercatori post-doc dell’Università di Bologna. 

Come è nata l’idea?

Il momento storico che stiamo vivendo ci ha imposto una riflessione sui temi legati all’energia: essere totalmente dipendenti da altri per la gestione dei fabbisogni interni, merci o energia che sia, è sempre una scelta a tendere perdente. Dal 2020, nel mezzo della pandemia, abbiamo iniziato a volgere l’attenzione verso l’idrogeno come combustibile, fra l’altro è il combustibile del sole, cercando di capire come poterlo creare e sfruttare sulla terra in modo razionale. Anche le istituzioni europee hanno alzato la voce e hanno identificato nell’idrogeno uno dei migliori candidati per realizzare energia pulita ed in modo sostenibile. Ecco come nasce H2Energy: per voler cambiare la prospettiva dell’utilizzo di energia. 

A che punto siete?

Ad oggi abbiamo supportato attivamente il processo di progettazione del laboratorio e delle attrezzature e di tutti i componenti tipici di una soluzione hydrogen-based che saranno utilizzati per sviluppare le strategie di optimal-control e il dispositivo che H2Energy vuole commercializzare. Siamo in attesa di formare la nostra società e di procedere con l’accreditamento come spin-off universitario dell’Università di Bologna, status che ci permetterà di iniziare le attività nei laboratori che abbiamo contribuito a realizzare. Abbiamo un progetto, un business plan e un percorso ben strutturato reso possibile anche grazie alla preziosa collaborazione con il gruppo di ricerca con cui attualmente collaboriamo e che intende supportarci nella nostra startup.

Quali sono i punti di forza di H2Energy e quali, invece, i punti di debolezza?

Sicuramente il punto di forza principale è il momento storico in cui ci troviamo, contraddistinto dall’enorme attenzione sul tema energetico e gli elevati finanziamenti europei per lo sviluppo dei componenti principali alle soluzioni hydrogen-based. L’appoggio del gruppo di ricerca dell’Università di Bologna, la presenza di laboratori nuovi e all’avanguardia per il testing di componenti che utilizzano l’idrogeno, la vicinanza con un polo accademico di ingegneria per il reperimento di risorse umane specializzate tramite tesi, tirocini e progetti di ricerca sono punti cardine, concreti ed esistenti per la riuscita del progetto. Inoltre, il progetto regionale di hydrogen-valley promosso negli ultimi mesi e la vicinanza con la città di Ravenna, candidata ad ospitare uno degli impianti di produzione di idrogeno più grandi d’Italia, sono solo alcuni delle iniziative che danno la misura e la collocazione ottimale della nostra startup in Emilia-Romagna. I punti di debolezza sono principalmente lo stato dell’arte di H2Energy. Siamo veramente all’inizio e per questo ci occorrono finanziamenti e competenze tecniche che ci aiutino a gestire la progettazione impiantistica di soluzioni così complesse. Siamo molto all’inizio, ma le idee sono chiare, la forza di volontà non ci manca e siamo nel pieno di una rivoluzione energetica. Come si dice in questi casi: se non ora, quando?

Un bilancio del percorso della Start Cup?

Il percorso StartCup è stato a dir poco illuminante. Ci siamo resi conto, giorno dopo giorno, ora dopo ora passata a fianco dei coach e dei colleghi che presentavano la propria idea, di quanto potesse essere difficile dare voce ad un pensiero. Abbiamo preso consigli da tutti, ascoltato ogni singola parola provando a razionalizzare il nostro concetto, e scrivere e riscrivere ogni sillaba fino a concretizzare l’idea e il progetto di H2Energy. Abbiamo appreso tante nuove competenze, piccoli trucchetti ma soprattutto cosa assolutamente non bisogna fare quando si vuole lanciare un progetto imprenditoriale. Ci siamo destreggiati tra i viaggi di ricerca, notti in bianco e con fusi orari improbabili fino al dubitare di potercela fare… ma così non è stato! È stata un’esperienza lunga, impegnativa, intensa ma se non ci fossimo candidati alla competizione, certamente non avremmo oggi un’idea così compiuta e il coraggio di andarla a raccontare.

Cosa vedete nel vostro futuro?

Nel nostro futuro c’è uno spin-off che ce l’ha fatta, una startup innovativa che è partita gattonando ed è arrivata a correre. Continueremo a coltivare attivamente la nostra partnership con l’Università, perché senza non c’è progresso. Ci auguriamo di diventare un riferimento per la progettazione di questi impianti “ecologicamente sostenibili” sia a livello nazionale che internazionale. Vorremmo promuovere il superamento di una rete unica di distribuzione del vettore energetico, come è il gas naturale adesso, verso la creazione di micro-comunità energetiche diffuse. Si tratterebbe di sfruttare le fonti energetiche rinnovabili, per potere mettere in condivisione l’idrogeno autoprodotto nelle proprie vicinanze garantendo l’autosufficienza anche degli edifici o delle strutture limitrofe, tramite scambio effettivamente sul posto. Questo per noi non è un sogno: è necessario che diventi realtà per superare il momento difficile che noi e il nostro pianeta stiamo affrontando.

Leggi tutte le interviste ai finalisti dell’edizione 2022 della Start Cup a questo link.