ZOTech – Interviste ai finalisti

ZOTech propone un sistema di monitoraggio per strutture e infrastrutture civili e industriali. Nicholas Rocchi, uno dei promotori, ci racconta di cosa si tratta.

Di che cosa vi occupate?

Proponiamo una nuova tecnologia in grado di migliorare la sicurezza attraverso il monitoraggio e la diagnostica predittiva di strutture e infrastrutture civili, applicabile anche a macchinari industriali. Abbiamo progettato due schede elettroniche che sfruttano un collegamento digitale in cascata per acquisire un grande numero di sensori di varia natura, anche molto distanti tra loro. Il tipo di collegamento sviluppato permette di abbattere i costi e di semplificare le procedure di installazione dal momento che  il cablaggio risulta considerevolmente ridotto e semplificato. L’hardware è completato da un software che semplifica accesso e visualizzazione dei dati mediante una soluzione cloud, attualmente in fase di sviluppo.

Da chi è composto il team?

ZOTech nasce dalla collaborazione di due gruppi di ricerca del Dipartimento di Ingegneria e Architettura, gli elettronici e gli acustici. Grazie alla provenienza accademica dei membri del team, diventeremo uno spin-off dell’Università di Parma, altro grande punto di forza del progetto. Lo spin-off sarà diretto da Angelo Farina, professore ordinario in fisica tecnica ambientale di fama internazionale nel campo dell’acustica e delle vibrazioni. Ci sono poi Andrea Toscani ed io, Nicholas Rocchi, rispettivamente ricercatore e dottorando, in qualità di progettisti elettronici. Infine, due assegnisti post-doc: Marco Binelli, esperto di elaborazione dei segnali, e Daniel Pinardi, il «meccanico» del gruppo.

Come è nata l’idea?

La scintilla è scattata nel 2019 con il progetto POR Fesr SIPARIO, che ha visto la collaborazione tra l’Università di Parma e diverse realtà dell’Emilia-Romagna. È stata quella l’occasione per il team di ZOTech di sviluppare una tecnologia innovativa: si trattava di realizzare sale di ascolto con spazializzazione 3D dei suoni, esperienza che si è conclusa con pieno successo. Successivamente abbiamo intuito le grandi potenzialità del nostro prodotto anche in altri ambiti, e che lo stesso tipo di collegamento digitale fosse particolarmente adatto per la realizzazione di reti di sensori. L’interesse suscitato nei nostri colleghi nel campo della meccanica delle vibrazioni e del monitoraggio civile e industriale ci ha dato l’impulso a intraprendere questa sfida imprenditoriale.

A che punto siete?

Abbiamo un prototipo funzionante che dimostra la fattibilità e l’efficacia della nostra tecnologia. Per ora l’installazione è stata fatta su un sistema di prova presente nei laboratori del Dipartimento di Ingegneria e Architettura dell’Università di Parma ma è già in programma a breve l’installazione su una struttura reale. Abbiamo inoltre diverse collaborazioni attive con un gruppo che si occupa di monitoraggio di strutture civili e con figure professionali in grado di aiutarci per partecipare a bandi pubblici regionali e nazionali. 

Quali sono i vostri punti di forza e i vostri punti di debolezza?

Il gruppo è composto da persone con competenze trasversali e questo, unito alle conoscenze tecniche, è il nostro maggiore vantaggio. Inoltre, siamo un team già affiatato avendo collaborato in passato su diversi progetti di ricerca e pubblicazioni scientifiche. Il fatto di venire da un ambiente accademico, che è quindi sensibile all’innovazione e al trasferimento tecnologico, è un altro punto di forza data la natura del progetto. Quello che più ci manca in questo momento è l’esperienza manageriale e finanziaria ed è il motivo per cui abbiamo deciso di partecipare alla Start Cup Emilia-Romagna.

Qual è il vostro bilancio del percorso della Start Cup?

Per noi è stato fondamentale: abbiamo affrontato argomenti che per ingegneri e accademici non sono all’ordine del giorno. Il percorso di formazione ci ha permesso di acquisire competenze relative all’analisi di mercato e alla valutazione finanziaria ma soprattutto abbiamo imparato a comunicare in maniera efficace la nostra idea a persone non tecniche. La business plan competition è stata anche un’ottima occasione di confronto con altre realtà, sia in fase di sviluppo come la nostra sia con progetti già consolidati.

Cosa vedete nel vostro futuro?

L’obiettivo è quello aumentare il livello di sicurezza delle strade, dei ponti e degli edifici. Ci rendiamo conto che siamo solo un tassello di un mosaico ma pensiamo di poter dare il nostro contributo applicando le tecnologie che abbiamo sviluppato durante la carriera universitaria. Viaggiare attraversando ponti in cui siano installati i nostri sistemi è la nostra più grande ambizione. Tuttavia pensiamo che la nostra tecnologia possa avere applicazioni anche in campo acustico, il settore dal quale proveniamo. Il nostro progetto si chiama così perché ZOT è l’onomatopea del suono di una scintilla. Un nome nato un po’ per gioco perché i nostri esperimenti di laboratorio hanno spesso a che fare anche con apparecchiatura elettrica e… talvolta abbiamo generato qualche scintilla non prevista. In fondo è dalla vibrazione che nasce il suono.

Leggi tutte le interviste ai finalisti dell’edizione 2022 della Start Cup a questo link.