Interviste ai finalisti 2024: Bioprint3rs
Stampanti 3D per la personalizzazione di massa dei farmaci personalizzabili e con costi industriali ridotti. Ce ne parla Giuseppe Avventuroso, uno dei founder della startup
Di che cosa vi occupate?
Produciamo stampanti 3D totalmente sanificabili, brevettate da noi, per la personalizzazione di massa dei farmaci. Infatti, la nostra stampante è l’unica in grado di “sopportare” i processi di sterilizzazione degli ambienti farmaceutici così come previsto dalle norme regolatorie, garantendo quindi un ambiente di lavoro sterile. L’obiettivo è quello di offrire alle aziende farmaceutiche una soluzione «chiavi in mano» per la produzione di nuove terapie farmacologiche personalizzate, abbattendo i costi e le tempistiche per la loro produzione su larga scala. Questo è possibile grazie alla stampa 3D: con un impianto di produzione si possono realizzare infinite linee di prodotto, cambiando semplicemente il «disegno». Nel nome che abbiamo dato alla startup c’è la sintesi del nostro impegno: con «bioprint» ci riferiamo all’uso di biomateriali compatibili destinati alla cura delle persone che stampiamo in 3D. Grazie alle nostre stampanti brevettate e totalmente sanificabili, non solo si possono produrre farmaci e medicine impiantabili per la rigenerazione dei tessuti ma anche organoidi e laboratori su chip.
Come funziona la vostra soluzione?
Offriamo un impianto di produzione farmaceutico altamente flessibile, basato sull’unica stampante 3D completamente sanificabile, conforme alle normative del settore. Il nostro processo di biostampa 3D consente una personalizzazione avanzata dei farmaci, li adattiamo alle caratteristiche specifiche di ogni paziente consentendo un trattamento patologico localizzato attraverso dispositivi medici impiantabili. Tali dispositivi, propriamente dotati dei principi attivi, sono in grado di favorire la ricrescita cellulare o addirittura di contrastarla, come nel caso della rigenerazione di cellule tumorali. Detta più semplicemente, siamo di fatto in grado di soddisfare la necessità di terapie farmacologiche innovative customizzate sul paziente, riducendo al tempo stesso i tipici costi industriali di produzione dei farmaci.
Da chi è composto il team?
Al momento il team è composto da tre persone, due delle quali provenienti dall’Università di Parma. Io, Giuseppe Avventuroso, sono laureato in Ingegneria gestionale e ho conseguito un PHD in Automazione industriale all’università di Parma. Ho una pregressa esperienza nella gestione della logistica inbound e outbound e nella pianificazione e ottimizzazione di linee di produzione, maturata in diverse aziende alimentari e automotive, come, solo per fare qualche nome, Fratelli Beretta spa e Automobili Lamborghini spa. Ruben Foresti invece è attualmente ricercatore al Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Parma e ricercatore associato presso IMEM-CNR. I campi di ricerca riguardano la Bioingegneria e il Bioprinting, come lo studio di processi 3D, 4D e 5D per la fabbricazione digitale di scaffold personalizzati, tecnologie mediche applicate, dispositivi biomedici e i biomodelli per la formazione e pianificazione chirurgica. Completa il team, Antonio Izzi, senior associate nella sede italiana a Milano di uno studio legale statunitense. Lui si occuperà di tutti gli aspetti legali e contrattuali connessi alla registrazione e protezione dei diritti di proprietà intellettuale nonché alla gestione delle licenze, commercializzazione e sfruttamento del progetto con controparti e clienti italiani e stranieri.
Come è nata l’idea?
La nostra avventura è iniziata dalla curiosità e dal desiderio di realizzare qualcosa di veramente innovativo e dirompente. Da oltre dieci anni lavoriamo con le stampanti 3D. Tutto è cominciato durante il nostro dottorato quando abbiamo trasformato stampanti per plastica in strumenti per lavorare il cioccolato: in quel momento abbiamo scoperto subito il potenziale di questa tecnologia.
Siamo stati in grado di produrre autonomamente qualsiasi oggetto ci servisse, dai gadget per fiere ai ricambi per piccole riparazioni domestiche. Da lì abbiamo iniziato a progettare e creare stampanti personalizzate per lavorare con alimenti e biomateriali. «E se riuscissimo a creare una stampante per la rigenerazione cellulare?» ci siamo chiesti un giorno lanciandoci nella nostra più grande sfida. Questa visione ci ha spinto a lavorare incessantemente per anni. Le nostre notti passate nel laboratorio, riscaldando panini e sperimentando soluzioni, riflettono il nostro impegno e la nostra passione. Anche quando avevamo bisogno di una camera climatica e non avevamo fondi per acquistarla, abbiamo stampato in inverno, di notte quando era freddo, a «temperatura ambiente», diciamo così. Trovare soluzioni ingegnose non è in fondo quello che fa lo startupper?
A che punto siete?
Abbiamo perfezionato la nostra macchina, abbiamo depositato i brevetti e abbiamo ricevuto approvazioni sia a livello europeo che internazionale, quindi abbiamo la conferma della validità della nostra idea. Attualmente, diversi centri di ricerca nazionali stanno utilizzando attivamente le nostre macchine e raccogliendo dati empirici sui prodotti realizzati. Abbiamo già un partner per l’installazione dei macchinari in linea e siamo alla ricerca di un’azienda biomedicale che possa supportarci nella produzione dei lotti pilota destinati all’uomo.
Accelerare in questo campo richiede investimenti significativi, e speriamo che la business plan competition ci possa dare la spinta necessaria per raggiungere rapidamente chi ha bisogno della nostra tecnologia.
Quali sono i vostri punti di forza e i vostri punti di debolezza?
Il nostro progetto intende rivoluzionare l’intero sistema sanitario e spiego perché. Il frutto della nostra ricerca rende possibile ridurre anni e milioni di euro nei costi di produzione dei farmaci personalizzati. Con le biostampanti 3D di Bioprint3rs, uniche per sanificabilità e scalabilità industriale, i laboratori di ricerca utilizzano la stessa tecnologia delle aziende dedicate alla produzione industriale di farmaci. Così, ogni volta che viene sviluppata una nuova cura o materiale, è possibile avviarne immediatamente la produzione industriale semplicemente trasferendo il modello digitale, senza modificarlo ulteriormente.
Questo approccio soddisfa la crescente domanda di terapie migliorate, riduce i costi di produzione e assistenza, e alza la qualità della vita dei pazienti. Inoltre, una rete ben distribuita di stampanti per la ricerca e impianti industriali contribuisce a ridurre i tempi di produzione e l’impatto ambientale della supply chain, grazie a un processo che per sua natura è sostenibile: noi stampiamo solo ciò che è necessario.
Tuttavia, per superare lo scetticismo tecnologico, è essenziale far comprendere l’elevata affidabilità della biostampa per uso medico. Per questo, abbiamo brevettato sia la macchina sia l’ambiente di produzione. Stiamo testando diversi materiali e applicazioni biomediche in collaborazione con il CNR e le Università, e abbiamo pubblicato i primi risultati sulle principali riviste del settore. Siamo molto fiduciosi.
Cosa vedete nel vostro futuro?
Siamo dei sognatori e, se non lo fossimo stati, non avremmo mai immaginato di arrivare fin qui dopo dieci anni di lavoro incessante, costruendo passo dopo passo il nostro progetto. Il nostro obiettivo è ricostruire interi organi partendo dalle cellule del paziente e offrire prodotti personalizzati per ogni intervento e terapia, capaci di ottimizzare ogni trattamento, sia farmacologico che chirurgico.
Riuscire a realizzare questo sogno significherebbe migliorare la qualità delle cure, rispondendo alla crescente necessità di innovazione del sistema sanitario, sempre più sotto pressione a causa dell’invecchiamento della popolazione e dei relativi problemi di tempo, costi e risorse umane. Non vendiamo solo stampanti ma benessere per tutti.