Interviste ai finalisti 2024: Daidalos
La startup realizza chip per rendere l’AI sostenibile dal punto di vista energetico e studiati per garantire alte performance. Ce ne parla la responsabile comunicazione e marketing, Francesca Cavazzoni
Di che cosa vi occupate?
Noi vogliamo rendere l’intelligenza artificiale sostenibile dal punto di vista energetico garantendo alte performance. Cerchiamo di risolvere un doppio problema. In primo luogo il nostro obiettivo è quello di realizzare chip ad alte prestazioni, dal momento che le AI, così chiamiamo le tecnologie di intelligenza artificiale, stanno diventando sempre più complesse. In secondo luogo cerchiamo di abbassare i consumi energetici rivedendo il design dei chip in chiave innovativa permettendo dunque ai data centers di ridurre i consumi di CO2 del 20%. All’interno della filiera produttiva di un chip elettronico noi ci posizioniamo alle origini come IP vendor: siamo cioè quei soggetti che disegnano l’architettura dei chip che dovrà essere realizzato successivamente dalle aziende.
Intervenite su un problema non ancora molto conosciuto.
L’avvento dell’AI è stato salutato come una nuova rivoluzione industriale e la sua presenza si sta diffondendo in ogni settore. Questa espansione, tuttavia, se da un lato potenzia le attività umane, dall’altro ha aumentato drasticamente la richiesta energetica. Si stima che entro il 2030 l’energia consumata dai data center aumenterà del 160%. È l’energia che usa l’intero Giappone in un anno.
Perché l’intelligenza artificiale consuma così tanto?
Per funzionare i modelli di AI sfruttano i data center, enormi infrastrutture piene di server e a loro volta i server contengono decine di chip elettronici. Queste strutture consumano tantissimo. Per avere un’idea, un data center utilizza in media ogni anno l’energia necessaria ad alimentare 37.000 abitazioni. È un settore estremamente energivoro e inquinante.
Il nome Daidalos che avete dato alla vostra startup da dove viene?
Abbiamo deciso di chiamarci Daidalos, traendo ispirazione dalla figura leggendaria di Dedalo, il maestro artigiano e ingegnoso innovatore della mitologia greca. Proprio come Dedalo che progettò l’intricato Labirinto, noi di Daidalos siamo dedicati alla progettazione di architetture all’avanguardia di circuiti elettronici per accelerare lo sviluppo dell’AI.
Nel mito Dedalo creò una struttura così complessa che solo un genio poteva navigarla. Allo stesso modo, il nostro lavoro in Daidalos consiste nel creare design di chip complessi e innovativi che potenziano le applicazioni AI più sofisticate. Ma qui la complessità labirintica non è inganno. Come Arianna fornì a Teseo un filo d’oro per navigare nel Labirinto, Daidalos offre ai suoi clienti il «filo d’oro» della chiarezza e della guida per rendere semplice e potente la navigazione attraverso le complessità della tecnologia AI.
Da chi è composto il team?
Veniamo tutti dall’Università di Bologna, naturalmente con differenti percorsi accademici. Il fondatore è Jonathan Bizzi, ingegnere elettronico con una grande passione per la ricerca. È il tipico nerd che ha riconvertito il garage in un laboratorio di cavi e fili elettrici divertendosi a non far saltare in aria la casa. Poi abbiamo Matteo Paul Giacomelli, laureato in fisica teorica e ricercatore al Cern. È ribattezzato lo «scienziato in motocicletta» perché lo si può vedere sfrecciare per le strade di Bologna facendo vibrare nell’aria la sua chioma folta macinando chissà quali formule nel cervello. Erik Vendemiati è la componente più sobria di tutti, infatti si occupa della parte finanziaria ed economica tout court e ha l’arduo compito di ricondurci alla realtà. Fiore all’occhiello è Alessio Manzo, il nostro referente dell’area legale. Lontanissimo dallo stereotipo dell’avvocato in giacca e cravatta, Alessio, con lo stile raffinato ed edonista alla D’Annunzio, di cui emula fedelmente anche il taglio-non taglio dei capelli e la punta arricciata dei baffi, ci protegge dalle gabbie burocratiche e legali di cui la nostra legislazione trabocca. Infine ci sono io, Francesca Cavazzoni, che mi occupo del settore della comunicazione e dell’area marketing.
Come è nata l’idea?
Come spesso avviene quando si parla di intuizioni, la lampadina si è accesa a Jonathan in un momento slegato dalle ordinarie attività di studio o ricerca scientifica. Stava giocando a casa con il suo bambino di due anni ed erano impegnati nella costruzione di una macchina Lego. Mentre assemblavano i mattoncini per realizzare le loro fantasie, smontando e rimontando i pezzi assecondando l’immaginazione del bambino, a Jonathan è venuta in mente una domanda: e se non si seguissi il disegno indicato sulla scatola? In quel momento stava nascendo un’idea rivoluzionaria, quella di realizzare una nuova architettura anche nei chip che presentasse un assemblaggio di «mattoncini» o di «istruzioni» completamente diverso. Conoscendolo deve aver iniziato a buttare giù l’idea subito con le parti di quei mattoncini Lego, sotto lo sguardo stupito del figlio privato della macchinina.
A che punto siete?
Stiamo validando l’idea e i risultati dei test finora sono estremamente promettenti. A maggio 2024 siamo stati premiati dalla Call for Startup indetta dall’università di Bologna come miglior progetto imprenditoriale e siamo stati inseriti da Almacube all’interno del loro incubatore.
Contiamo di arrivare a fine anno con il prototipo testato in modo tale da iniziare l’anno 2025 con l’attivazione della procedura per la deposizione del brevetto, in vista del quale, il nostro referente legale sta già redigendo la documentazione richiesta. L’obiettivo è di posizionarci sul mercato già da metà del prossimo anno. Siamo alla ricerca di investitori che capiscano l’importanza di far crescere in Italia un mercato che rappresenta il cuore dell’attuale rivoluzione industriale mondiale: i chip.
Questo potrebbe darci una potente accelerata permettendoci di arrivare ad una soluzione commerciabile in tempi ancora più rapidi, elemento fondamentale in un settore che viaggia a ritmi innovativi senza precedenti.
Quali sono i vostri punti di forza?
Il punto di forza maggiore sta sicuramente nella congiuntura tra un mercato in via di espansione. Si tratta di quello dei semiconduttori che secondo i più recenti studi è destinato a crescere fino ad arrivare a valere un trilione di dollari entro il 2030. C’è anche la necessità da parte delle aziende tecnologiche di trovare sistemi per sostenere le AI, sempre più potenti, tenendo sotto controllo i consumi energetici che queste comportano. Le soluzioni finora proposte si sono rivelate inadeguate per ammissione delle medesime aziende che stanno puntando su soluzioni innovative che possano farle uscire da questa impasse. Noi forniamo proprio questa soluzione, all’avanguardia, ma con un’anima ecologica che le consenta di funzionare ai massimi livelli senza comportare lo sfruttamento ulteriore delle risorse energetiche.
E i vostri punti di debolezza?
È vero che il nostro team si basa su competenze trasversali che coprono diversi settori e questo consente di avere un esperto per ciascuna area tematica richiesta dal mondo imprenditoriale, tuttavia, abbiamo bisogno di potenziare la parte tecnica inserendo un ingegnere elettronico ed un ingegnere del software perché al momento il lavoro principale grava solo sulle spalle di Jonathan e Matteo: per mettere a terra il prototipo in tempi utili, ci sarebbe la necessità di inserire quelle due figure indicate. Questo è il nostro punto di debolezza. Nulla di insormontabile ma acquisire anche solamente un elettronico in più ci consentirebbe una scalata sul mercato molto più rapida.
Cosa vedete nel vostro futuro?
Nel nostro futuro c’è l’Italia e l’eccellenza della ricerca scientifica e tecnologica nazionale. Siamo orgogliosi di proporre una soluzione Made in Italy, contribuendo a portare la leadership tecnologica nel campo dell’elettronica anche in Europa, un settore tradizionalmente dominato da America e Sud-est asiatico. Scegliendo di investire e operare in Italia, e in particolare nella Data Valley dell’Emilia-Romagna, la nostra startup non solo abbraccia l’innovazione tecnologica, ma mostra anche un impegno verso la sostenibilità e la crescita economica locale.
L’Emilia-Romagna, infatti, sta rapidamente diventando una regione leader mondiale nella potenza di calcolo e nei big data, con una rete dedicata all’innovazione che trova il suo fulcro nel Tecnopolo di Bologna. In questo contesto dinamico, il nostro progetto contribuirà a creare un ecosistema tecnologico di eccellenza, promuovendo occupazione qualificata e sostenendo la ricerca e lo sviluppo locale. Vogliamo rafforzare la competitività del nostro paese nel panorama internazionale e supportare un futuro più responsabile. In un’era in cui i big data sono le nuove miniere, Daidalos è pronta a valorizzare queste risorse in modo innovativo e sostenibile.