Il Ruolo Strategico degli Ingegneri nell’Ecosistema Startup: L’Impegno di FedIngER nel percorso Ecosister Start Cup
La Federazione Regionale degli Ordini degli Ingegneri dell’Emilia-Romagna, composta da otto ordini provinciali (Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Modena, Parma, Ravenna, Reggio Emilia, Rimini), è tra i sostenitori del percorso Ecosister e Start Cup. Quello di FedIngER è un punto di vista particolare per leggere il fenomeno startup anche alla luce dei progetti presentati all’edizione 2024 della business plan competition delle università e dei centri di ricerca regionali.
Ne abbiamo parlato con Vincenzo Tizzani, coordinatore Commissione dell’informazione della Federazione Ingegneri Emilia Romagna, e con Claudio Ferrari, presidente dell’Ordine Ingegneri di Parma e componente della Consulta di Federazione, quest’ultimo in rappresentanza dell’ingegner Roberto Righini, coordinatore pro-tempore di FedIngER.
La Federazione Regionale degli Ingegneri dell’Emilia-Romagna investe sulla business plan competition: cosa vi ha spinto a farlo?
Ferrari: «Come Federazione che raggruppa i vari ordini degli Ingegneri del territorio siamo consapevoli del ruolo istituzionale che ci compete. Pensiamo infatti che il sistema paese se vuole rinnovarsi e al contempo innovare non può farlo senza gli ingegneri. Iniziative come questa sono occasioni per ribadire il nostro ruolo e per entrare in contatto con i giovani ai quali comunicare l’importanza di essere iscritti all’albo. Non dimentichiamo che tra i nostri compiti c’è quello di fornire formazione professionale e qualificata ai nostri iscritti. Non potevamo non essere presenti nel percorso di Ecosister Start Cup dal momento che si occupa di tutti i temi che ci stanno più a cuore».
Siete personalmente impegnati da anni nel settore startup: cosa è cambiato negli ultimi tempi?
Tizzani: «Duemila e cinquecento anni fa, Aristotele teorizzò che la natura ha orrore del vuoto e perciò lo riempie costantemente, evitando di lasciarne porzioni vuote. Allo stesso modo nuove imprese nascono dall’opportunità di colmare un vuoto nella produzione di beni e servizi. Gli sviluppi tecnologici e, in particolare, le tecnologie digitali sono diventate lo strumento per colmare questi vuoti. Più di recente si è passati dalla sostituzione di macchine tradizionali al ripensamento di interi sistemi produttivi che spesso hanno avuto bisogno anche di un cambiamento di paradigma. Ne consegue che non si tratta più solamente di avere macchine più veloci e performanti ma occorre rivedere l’intero processo per ottenere cambiamenti sensibili.
Per queste ragioni è necessario avere qualcuno che sia in grado di «dirigere» tale processo. I candidati naturali sono gli ingegneri i quali, per formazione e competenze, riescono a concepire e a definire un progetto globale. Va da sé che le startup, che nascono proprio per colmare questi vuoti, non possono e non devono rinunciare all’alta professionalità degli ingegneri».
Voi la cogliete una maggiore propensione degli ingegneri a fare impresa?
Tizzani: «Chi si iscrive a Ingegneria lo fa perché animato dal desiderio di colmare una mancanza. Questo sentimento si unisce ovviamente alle competenze di ciascuno, alla sua preparazione e capacità dando vita a quello che chiamiamo «metodo ingegneristico». Quando la volontà iniziale diviene poi una competenza effettiva è inevitabile che porti alla costituzione di una startup innovativa. Un fenomeno in netta crescita negli ultimi anni».
Ferrari: «Negli ultimi tempi quello che ci viene richiesto è un senso di comunità inteso come bene comune. Non possiamo pensare di avere un ruolo nella società civile se per primi non ci impegniamo di persona e il fare impresa è un modo di farlo a garanzia dell’utente finale.
Accogliamo favorevolmente il desiderio di questi ragazzi con una formazione ingegneristica di diventare imprenditori. Consigliamo però di farlo con un doveroso senso civico».
Venendo alla Start Cup, c’è una sempre maggiore presenza di ingegneri all’interno dei team. Un commento a riguardo?
Tizzani: «Ciò che soprattutto è cambiato rispetto agli anni passati è l’introduzione delle tecnologie digitali che hanno reso qualsiasi problematica alla portata del cittadino. Tuttavia maneggiare queste tecnologie è quanto mai difficile. Da una parte ci vuole qualcuno che sappia individuare quali tecnologie siano le più adatte e come farle lavorare tra loro, dall’altra il beneficio per l’utente finale è che con un semplice tocco riesce a far funzionare molti strumenti di uso quotidiano. La semplicità dell’uso dipende dalla complessità della sua ideazione e realizzazione. E per questo ci sono gli ingegneri».
Possiamo parlare di un cambio culturale che ha portato molti più giovani a intraprendere questo specifico percorso di studi?
Ferrari: «Secondo me sì. Il cambiamento culturale al quale assistiamo è profondo. Il nostro paese dopo la guerra doveva ricostruirsi e gli ingegneri erano coloro ai quali era richiesto di gestire il processo. Anche ora passiamo parlare della necessità di ricostruire un paese ma occorre farlo sotto un profilo tecnologico. Questo è l’ambito sui cui l’Italia si gioca il futuro. In quest’ottica diventa appetibile uno dei vari indirizzi del corso di laurea in Ingegneria. Le tecnologie sono il nuovo petrolio ma non è solo una questione tecnica: è un vero e proprio cambio di paradigma».
Quali sono secondo voi le maggiori criticità che incontrano gli ingegneri nel fare startup?
Ferrari: «Non tutte le idee di startup si concretizzano in impresa. I motivi possono essere svariati come per esempio fattori di carattere personale. C’è chi capisce che non ha la stoffa dell’imprenditore. Chi invece si avventura in una startup potrebbe non trovare il riconoscimento che merita. Siamo in un contesto in cui vengono fuori le eccellenze ma, da un punto di vista economico purtroppo, in Italia non siamo competitivi. Percorsi come la Start Cup sono molto utili per instradare le imprese verso la strada giusta dando loro il supporto necessario ma non è detto che il paese stesso sia in grado di recepirle. La paura è che le startup facciano le spese di questo periodo di transizione».
Come può essere utile FederIng in questo caso?
Tizzani: «Anche quando una startup decide di non andare avanti, si sa che molte imprese non superano i due anni di vita, è necessario che quell’esperienza non venga dispersa ma venga valorizzata. Dove può accadere se non in un ambiente come quello degli ordini? Noi siamo qui per dare una mano a chi vuole trovare la giusta collocazione rispetto alle competenze di ciascuno».
Ferrari: «La nostra disponibilità è totale. Culturalmente veniamo da un modello di conoscenza. La mia generazione ha fatto di questo il motivo trainante per iscriversi a Ingegneria e per inserirsi nel ciclo produttivo. Ora non è più sufficiente: noi dobbiamo stimolare e promuovere le competenze. Noi dobbiamo favorire questi percorsi di crescita che riescono a fare emergere e a stimolare le attitudini e le abilità. La nostra presenza nel processo della Start Cup rimette gli Ordini degli ingegneri laddove le competenze necessarie alla transizione digitale sono maggiormente richieste».
Come giudicate i progetti di questa edizione di Start Cup ER – Ecosister?
Tizzani: «I progetti presentati, ancora una volta, dimostrano la preparazione dei team partecipanti, coniugata con le sollecitazioni che giungono dai media e dagli esperti. L’energia, gli sprechi da ridurre, il consumo del suolo e un pianeta che è sempre più pieno di abitanti che devono convivere e condividere, imparando a non trascendere con l’arroganza, l’egoismo e la violenza. In tutto questo si intravede il metodo di indagine degli ingegneri che rigorosamente separano sempre il grano dal loglio. Il metodo di analisi degli ingegneri è quanto di più efficace per interpretare correttamente le situazioni che via via si presentano. La nostra economia sta vivendo un momento difficile dal quale si potrà uscire solo perseguendo rinnovamento e innovazione, attività che fruiscono enormemente delle capacità degli ingegneri».
Che consiglio dareste a giovani aspiranti startupper?
Tizzani: «Per fortuna nel nostro territorio ci sono molto iniziative volte all’imprenditorialità. Il nostro consiglio è quello di tenerle monitorate. Per chi ha un’idea nel cassetto nata, per esempio, in seno all’università, consigliamo di tenere d’occhio le future edizioni della Start Cup Emilia-Romagna. La competizione è molto interessante perché fornisce agli aspiranti imprenditori che hanno delle conoscenze anche le competenze necessarie per definire compiutamente un progetto di startup. Il valore aggiunto qui è il percorso di accompagnamento».
Ferrari: «Se mi trovassi di fronte a una platea di ragazzi direi loro di stringere i denti, di metterci la passione, di non cedere alle sirene di proposte di lavoro all’estero e di farsi accompagnare dai percorsi presenti nella nostra regione, rimanendo in Italia. Quando sarete realizzati sarete liberi e solo allora potrete immaginare per voi il futuro che desiderate».