Tre makers danno vita alla prima super batteria ecocompatibile

Riprendiamoci il controllo della tecnologia per utilizzarla al servizio dell’individuo e della società!”.

Andrea Pavesi ha fatto sua la filosofia dei makers. Perché “una tecnologia innovativa deve dare strumenti per migliorare la qualità di vita delle persone, tenendo in considerazione gli aspetti sociali e le ricadute ambientali. Essere quindi sociale, favorendo le interazioni fra le persone, e pulita, cercando di minimizzare l’inquinamento prodotto durante il suo ciclo di vita”.

E così partendo dal “fai da te” – ma soprattutto dal “facciamo insieme”, motto degli gli artigiani digitali che stanno dando vita ad alla nuova rivoluzione industriale – Andrea Pavesi, ingegnere informatico trentacinquenne ha dato vita insieme ai suoi due colleghi di Reggio Emilia alla prima super batteria ecocompatibile. Incontriamo Andrea durante lo scouting tour della StartCup Emilia-Romagna e ci racconta che la sua intuizione è stata quella di mettere a frutto l’ingegnosità di Evgheni Munteanu, collega ventisettenne arrivato anni fa dalla Moldavia in Italia per laurearsi in Ingegneria dell’Automazione a Bologna, insieme alle competenze della trentatreenne napoletana Serena Fruttaldo esperta in ergonomia e fattori umani.

Così grazie alla mania di Evgheni di smontare e rimontare oggetti e componenti elettronici, giocando e sperimentando, hanno dato vita alla Bananalampa, una lampada scherzosamente a forma di banana ma seriamente alimentata da un supercondensatore controllato da un piccolo modulo elettronico che, diversamente da quanto accade con gli altri supercap, permette di ottenere un rilascio costante di energia, anche a basse temperature. E non finisce qui. Bananalampa si ricarica in 20 secondi e non più un’ora e mezza. E il ciclo vitale della sua batteria non è più di 2 anni ma di 10, in cui riesce a mantenere tutte le performance iniziali. Lo smaltimento finale? Ha un impatto di gran lunga minore rispetto a quello delle attuali batterie al litio che alimentano miliardi di smartphone e di cui non si sa ancora bene come liberarsi poiché altamente inquinanti.

Molte aziende stanno investendo sulla ricerca per sviluppare supercondensatori più performanti e compatti, ma nessuno aveva ancora pensato di utilizzarli per il mercato consumer. L’intuizione di Andrea, Evgheni e Serena apre nuove prospettive.