Fitlunch, la dieta si consegna a domicilio
Una lampadina che si è accesa un venerdì sera, durante le vacanze natalizie dopo un paio di birre con gli amici: Perché non consegnare pasti a domicilio a chi si vuole tenere in forma? È questa l’idea di Fitlunch, startup lanciata da Federico Giannini, Marco Rossi e Gabriele Garavini con base a Cesena ma che si sta espandendo a Bellaria, Savignano e Rimini.
Un’illuminazione avuta da Giannini ascoltando le esigenze di molte persone. “Le riflessioni mi rimangono in testa e alla fine unisco i puntini” – dice Giannini, che quella stessa sera scommise su una sponsorizzata da 180 euro su Facebook – “in poche settimane abbiamo ricevuto 500 mail di persone che volevano saperne di più, il giorno dopo già fatturavamo”.
Gli addominali si fanno a tavola recita il claim che si trova sul sito: Fitlunch si rivolge a quelle persone che non hanno tempo per prepararsi un pranzo bilanciato che non metta a repentaglio gli sforzi a cui molte persone si sottopongono. “Grazie a un algoritmo elaborato da noi sulla base dei dati che l’utente fornisce, andiamo a ricavare il suo fabbisogno calorico e offriamo un pasto cucito su misura e di qualità preparato dalle cucine dei ristoranti a cui ci appoggiamo” spiega Giannini che si occupa della parte di sviluppo e marketing mentre Rossi gestisce il customer care e Garavini è il programmatore.
Il funzionamento è semplice: innanzitutto non si tratta di una app ma di un bot su Messenger che risponde prendendo l’ordine proponendo un menu che cambia ogni giorno basato su una combinazione di alimenti che si possono selezionare sia sulla base di una dieta già prescritta oppure consigliata dai nutrizionisti di Fitlunch.
“Chi mangia con noi, continua a mangiare con noi diventando nostri testimonial” aggiunge lo startupper “abbiamo così una crescita lenta ma costante: in tre mesi ci siamo stabilizzati su 20/25 pasti al giorno per un costo medio di 9 euro”. Giannini e soci vengono da altre startup e su un punto non avevano dubbi: era necessario guadagnare dal primo minuto di lancio, altrimenti non se ne sarebbe fatto nulla, anche se l’idea era buona. “Ci ha aiutato sbagliare molto nelle precedenti esperienze, sappiamo che validare il mercato era il primo passo” confessa l’imprenditore “non bisogna avere timore di fallire soprattutto su qualcosa che prima non esisteva”. La Start Cup perché? “Perché noi vogliamo provarle tutte”.