Packtin, l’economia circolare al servizio della tecnologia alimentare
Quello che per molti è scarto, per Packtin è materia prima buona per conservare e impacchettare gli alimenti.
È un progetto di economia circolare quello dello spin-off dell’Università di Modena e Reggio Emilia portato avanti con determinazione dal team che ruota attorno la facoltà di Tecnologia alimentare composto da Riccardo De Leo, Germana Capitani, Andrea Pulvirenti, Andrea Quartieri, Silvia Gigliano con il supporto di Vittorio Molinari. “Con Packtin ci proponiamo di riutilizzare gli scarti alimentari delle varie filiere, come le bucce della frutta e dei pomodori o le vinacce, per ricavare materie prime attraverso innovativi processi di estrazione” spiega il presidente di Packtin Riccardo De Leo “siamo orientati su due categorie di prodotti: in un primo momento ci occuperemo di ingredienti naturali per la conservazione di alimenti, sicuri e salutari anche per il consumatore finale, e in seconda battuta, di packaging completamente biodegradabile”. Un progetto quindi che permette di allungare la vita di frutta, verdure e carne ma anche quella del consumatore che si trova a mangiare cibo più sano. “Gli studi dimostrano che dopo una vita passata a consumare alimenti di sintesi come i famosi nitrati e nitriti si possono sviluppare patologie tumorali o gastrointestinali” sottolinea De Leo “le nostre soluzioni possono tenere sotto controllo i batteri ma anche agire su certi fattori di rischio”.
Per capire la portata del progetto occorrerebbe saperne di più su come vengono ora conservati gli alimenti soprattutto nella grande distribuzione. “Abbiamo in mente una campagna di marketing divisa in due parti” annuncia il presidente “una parte sarà rivolta alle aziende mentre l’altra si impegnerà attraverso i social a sensibilizzare i consumatori verso le tecnologie alimentari migliori in ciascun settore. Non faremo propaganda disinformativa, semplicemente spiegheremo come funziona”.
Packtin si pone obiettivi ambiziosi da realizzare entro il 2022 che saranno descritti durante la finale della Start Cup. “Del percorso abbiamo apprezzato l’aspetto della formazione sul lato business e sul pitch” dice De Leo “ma visto che sarà necessario attrarre investimenti per portare avanti tutti gli step previsti dal progetto abbiamo trovato interessante anche l’approfondimento sul venture capitalism. Noi alla fine siamo tutti accademici, era proprio quello di cui avevamo bisogno”.