Develop Player – Intervista ai finalisti
Giochi digitali pensati come strumenti riabilitativi per studenti con difficoltà di apprendimento. Di che cosa si occupa Develop-Player?
Develop-Player sviluppa giochi digitali che, progettati sulla base di tecnologie di gamification, diventano veri e propri strumenti riabilitativi per gli studenti con difficoltà di apprendimento. Grazie a un algoritmo di intelligenza artificiale, tali giochi chiamati serious games si adattano allo studente rispettando le caratteristiche di ciascuno, e non viceversa. Il ragazzo quindi impara giocando con lo smartphone, apprendendo nuove strategie che gli permetteranno di migliorare nello studio.
Da chi è composto il team?
Siamo un team composto da nove persone che possiedono le professionalità necessarie per lo sviluppo di strumenti digitali per l’apprendimento. In un progetto del genere occorrono competenze psicologiche e neuropsicologiche e di questo si occupa il gruppo di psicologi del Servizio di Potenziamento cognitivo per l’età EVolutiva (SPEV) del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Bologna con sede a Cesena capitanato da Mariagrazia Benassi che della startup è il CEO. Mariagrazia è docente di Psicometria e dal 2011 è responsabile di un servizio clinico per la riabilitazione dei disturbi dell’apprendimento dell’Università di Bologna. Con lei ci sono Sara Magri, Sara Giovagnoli, Valentina Lunghi, Matteo Orsoni e Lucia Francesca Vetere. Samuele Bertani e Lorenzo Bartolini coprono gli aspetti tecnologici e di implementazione digitale: entrambi studenti del Dipartimento di Ingegneria informatica, sono rispettivamente CMO e CTO di Develop-Players. Oltre a essere loro stessi appassionati giocatori, sono membri di NonStudio, startup incubata a Cesenalab che progettano giochi digitali con finalità educative. Il team si completa della professionalità di Alessia Baglivo, esperta di economia e gestione aziendale.
Come è nata l’idea?
Un giorno una professoressa di nostra conoscenza ha chiesto il nostro aiuto. Era disperata perché un suo allievo, pur avendo grandi doti, non riusciva ad avere successo a scuola e per questo motivo voleva abbandonare gli studi: la sfida è stata trovare il modo di riuscire a far emergere la voglia di imparare del ragazzo. Chiedendo agli psicologi e psicoterapeuti che lo seguivano e poi alla scuola, abbiamo scoperto cosa mancava a lui e a tanti come lui: uno strumento facile da utilizzare e al tempo stesso divertente, che parlasse la lingua dei nativi digitali e che permettesse agli studenti di apprendere in autonomia. In Develop-Players l’intervento riabilitativo si realizza dentro il contesto del videogioco e ne segue le regole ma il lavoro deve essere svolto insieme alle scuole perché è vitale riconoscere il prima possibile gli alunni più fragili negli apprendimenti. Per questo abbiamo immaginato anche un prodotto che aiuti gli insegnanti a pianificare le attività didattiche quotidiane da svolgere nella classe.
A che punto siete?
Il nostro primo prodotto è pronto per il beta test e nei prossimi mesi lo testeremo in due scuole, un Istituto comprensivo di Forlì e un Istituto superiore di Cesena, con cui stiamo collaborando. Da programma, quindi, sarà pronto per il mercato la prossima primavera. Il catalogo giochi per la dislessia e aiuto nello studio, invece, sarà pronto nel 2022 mentre il catalogo per le difficoltà in matematica sarà pronto nel 2023.
Quali sono i punti di forza e quelli di debolezza di Develop-Player?
Le nostre competenze sono di sicuro la forza del nostro progetto. Le nostre professionalità, tra psicologi, ingegneri informatici e un insegnante, si integrano alla perfezione nell’ottica di sviluppare giochi digitali riabilitativi per i disturbi dell’apprendimento. Ci siamo dati cinque anni di tempo per raggiungere grandi numeri nelle scuole italiane ma per farlo abbiamo bisogno di ampliare il team con persone con competenze nel management e nel marketing. Siamo consapevoli che per un’accelerazione sana e costante del progetto queste figure siano necessarie.
Vi ha travolto una pandemia nella creazione della vostra startup: come ha inciso il Covid
La pandemia ci ha permesso di vedere in modo più chiaro i limiti degli attuali strumenti disponibili ma anche le difficoltà dei percorsi riabilitativi vis-à-vis e della didattica a distanza. A fare le spese della situazione sono stati i ragazzi e i bambini con DSA: la realtà scolastica e riabilitativa italiana sono ancora troppo legate a una modalità di lavoro esclusivamente frontale.
Cosa vedete nel vostro futuro?