Zenit Smart Polycrystals – Intervista ai finalisti

La startup realizza policristalli che rendono le apparecchiature laser più efficienti, pratiche e meno costose rispetto a quelle attuali. Ce ne parlano i founder Laura Esposito, Valentina Biasini e Jan Hostasa.

Di cosa si occupa la vostra startup?

Il nostro obiettivo è quello di realizzare componenti in grado di sostituire quelli attualmente utilizzati nelle sorgenti laser per generare la radiazione laser stessa. Si tratta di policristalli che per le loro caratteristiche possono aumentare l’efficienza della macchina su cui sono installati rendendola anche più semplice e abbassandone il costo. Gli ambiti di applicazione al momento sono due: quello medicale, come le apparecchiature impiegate in oculistica o in chirurgia – estetica e ricostruttiva compresa – ma anche quello delle lavorazioni meccaniche di tipo industriale, come la saldature e il taglio di materiali molto resistenti.

Da chi è composto il team?

Il team è composto da sette persone. I fondatori siamo noi, Laura, Valentina e Jan: veniamo tutti dal mondo della ricerca e lavoriamo al CNR-ISTEC di Faenza. Abbiamo un’esperienza ventennale sui materiali ceramici. Gli altri componenti del team si occupano della produzione, della parte economico-finanziaria e degli aspetti di marketing e costruzione del brand.

Come è nata l’idea?

Avendo lavorato in questo campo per così tanto tempo, avevamo voglia di metterci in gioco con un progetto che giustificasse l’attività di ricerca che portiamo avanti da più di dieci anni. I nostri risultati finora hanno prodotto articoli scientifici che hanno permesso anche al nostro istituto di crescere anche in un panorama internazionale però ci rendevamo conto che alla fine non realizzavamo nulla di reale e concreto. Ecco perché abbiamo deciso di creare una società: volevamo portare sul mercato il frutto della nostra ricerca.

A che punto siete?

Abbiamo un brevetto che ci dice che i policristalli sono affidabili da un punto di vista tecnologico. Il nostro materiale è quindi realizzabile. Realisticamente parlando, possiamo dire che il nostro TRL (Livello di Maturità Tecnologica) è 4. Grazie al percorso della Start Cup, abbiamo elaborato un piano economico-finanziario per portare il prodotto dallo stadio di sviluppo in cui si trova ora alla commercializzazione. Abbiamo stimato che per compiere il trasferimento dal laboratorio all’industria ci occorrono circa 3 milioni di euro, la cifra necessaria per creare l’impianto che ci permetta di lavorare su scala maggiore. Non escludiamo di trovare anche un partner: siamo disponibili a valutare ogni soluzione che potrebbe fare al caso nostro.

Quali sono i punti di forza e quelli di debolezza di Zenit?

Uno dei nostri punti di forza è senza dubbio il brevetto e la possibilità di miniaturizzare tutta la sorgente laser con un risparmio complessivo del costo delle macchine e una semplificazione del sistema. Inoltre per realizzare il policristallo utilizziamo la stampa 3D, una tecnologia che ci consente di avere una grande flessibilità e di giocare sulle forme e sulle composizioni ampliando così anche lo spettro dei potenziali materiali che possono essere prodotti. Abbiamo bisogno di una figura commerciale per vendere il nostro prodotto e, tra le criticità, come dicevamo sopra, ci serve l’infrastruttura e il finanziamento per realizzarla.

Vi ha travolto una pandemia nella creazione della vostra startup: come ha inciso il Covid?

Essendo chiusi i laboratori, alla fine abbiamo avuto più tempo del previsto per sviluppare la nostra idea di impresa. Certo, i lavori da un punto di vista sperimentale si sono arrestati per tre mesi ma ora stiamo ripartendo.

Cosa vedete nel vostro futuro?

Grazie al percorso compiuto finora con la Start Cup abbiamo capito che il nostro progetto ha ragion d’essere, per questo non vediamo l’ora di metterla in pratica. Abbiamo acquisito competenze imprenditoriali che ci hanno portato a conoscere un altro punto di vista rispetto a quello che avevamo prima nei nostri rispettivi ruoli. Siamo ricercatori e come tali rimarremo: il desiderio è quello di continuare a fare il nostro lavoro ma all’interno della nostra startup per vederla crescere anche su scala internazionale. Noi poi al momento proponiamo la sostituzione di qualcosa che esiste già ma il nostro policristallo può potenzialmente innescare una rivoluzione: non solo potrebbe offrire quello che c’è già ma anche quello che non c’è ancora. Ecco, questa è la sfida che ci entusiasma di più.