Resoh+ – Interviste ai finalisti

Batterie reversibili in grado di produrre energia dall’idrogeno e idrogeno dall’acqua. Vincenzo Riva e Maria Cannio ci illustrano i dettagli del progetto.

Di che cosa vi occupate?

La nostra start up, che si chiamerà Resoh+ come il prodotto che vogliamo introdurre sul mercato, mira a produrre celle a combustibile ad ossido solido. Resoh+ è l’acronimo del nome in inglese delle batterie ceramiche che intendiamo produrre attraverso un impianto automatizzato ad alto valore tecnologico: Reversibile Solid Oxide cells for hydrogen conversion. Le nostre batterie possono produrre energia elettrica e acqua calda a partire dall’idrogeno e dall’ossigeno e, nel mentre, possono lavorare in maniera reversibile, producendo idrogeno dall’acqua. Infatti, attraverso l’utilizzo di una soluzione di questo tipo si possono abbassare i costi e i tempi di produzione ma allo stesso tempo si può implementare il rendimento elettrochimico della batterie a idrogeno. In parole semplici, il nostro prodotto sarebbe in grado di sostituire le vecchie tecnologie inquinanti per l’ambiente con una spesa decisamente inferiore.

Da chi è composto il team?

Siamo in cinque e ciò che ci accomuna è la passione per i materiali ceramici e le innovazioni tecnologiche. Dino Boccaccini ed io, Vincenzo Riva, siamo rispettivamente un ingegnere meccanico con PhD e un geologo. Ci conosciamo da tempo perché dal 2013 lavoriamo entrambi nel reparto R&D di differenti aziende di automazione industriale per il settore ceramico. Maria Cannio invece è un elettrochimico, con dottorato di ricerca in elettrochimica e formulazioni di inchiostri e sintesi di nanomateriali. Damiano Bonaccorso è laureato in chimica industriale e dottorato in chimica con specializzazione nell’integrazione di sistemi a idrogeno. Infine David Stainer, anche lui un ingegnere con lunga carriera alle spalle nel mondo finanziario, segue la parte amministrativa e legale oltre che la gestione delle collaborazioni tecnico-commerciali che la futura azienda prevede di instaurare. Il team si arricchisce della presenza del professore Marcello Romagnoli, associato di Scienza e tecnologia dei materiali del dipartimento di Ingegneria dell’Università di Modena e Reggio Emilia: lui ha la funzione di scientific advisor.

Come è nata l’idea?

Dino, Maria ed io ci siamo trovati un giorno davanti a una birra a discutere di celle combustibile per la produzione di idrogeno. Dino e Damiano avevano già lavorato in Danimarca nei laboratori del Department of Energy Conversion and Storage della Technical University of Denmark, vicino a Copenaghen. Parlando ci è venuto in mente che sarebbe potuto essere interessante provare ad adattare la tecnologia del settore ceramico al campo delle celle a combustibile a ossidi solidi. In quale posto meglio di Sassuolo era possibile tentare, visto che qui si possono realizzare piastrelle ceramiche di grosse dimensioni e dallo spessore sottile? In fondo sempre di materiali ceramici parliamo. Abbiamo preso carta e penna e, sull’onda dell’entusiasmo, ci siamo messi a buttare giù delle idee per realizzare il prodotto. Successivamente abbiamo coinvolto Damiano, lui lavora con celle a combustibile realizzate secondo la tecnologia tradizionale. A quel punto il team di ricerca era pronto ma abbiamo subito compreso che realizzare quello che avevamo ipotizzato era costoso. Poi abbiamo invitato ad unirsi David che, con un’esperienza consolidata nel campo della finanza e delle startup, poteva darci una mano per capire come muoverci in campi che non erano i nostri. Noi quattro senza di lui siamo i classici ricercatori da laboratorio. Ora invece con questo gruppo ben amalgamato ci troviamo in finale alla Start Cup dell’Emilia-Romagna.

A che punto siete?

Abbiamo fatto diverse prove in laboratorio e abbiamo ottenuto i primi prototipi da testare: la strada sembra percorribile e finora abbiamo la sensazione che la nostra idea convinca anche i nostri interlocutori. Abbiamo già contattato enti pubblici di ricerca ed aziende private che potrebbero darci una mano durante la prima fase del progetto. Inoltre, stiamo scrivendo il brevetto che depositeremo entro un paio di mesi.

Quali sono i punti di forza di Resoh+ e quali, invece, i punti di debolezza?

Dalla nostra abbiamo la conoscenza dei limiti dell’attuale processo di produzione delle celle a combustibile e abbiamo una consolidata esperienza nel campo del processing ceramico, delle energie alternative e della caratterizzazione dei materiali. Il nostro team è affiatato e siamo  capaci di divertirci, impegnandoci seriamente in quello che facciamo. E questo ci pare un bel punto di forza. Al contempo però, siamo anche consci dei limiti del progetto, proprio perché conosciamo molto bene questo settore. Lo stato di TRL del progetto Resoh+ potrebbe probabilmente risultare ancora basso agli occhi di un investitore, soprattutto se non ha ben chiaro la tecnologia che vogliamo sviluppare. Una criticità non da poco è la possibilità di perdere un componente del team: questo comprometterebbe il forte know how che possiede la nostra startup. 

Vi siete trovati a progettare una startup in tempi di pandemia: come ha inciso questo nel vostro lavoro?

Abbiamo subito qualche rallentamento a causa della difficoltà di poter accedere ai laboratori per lo sviluppo dei prototipi, ma nel complesso possiamo dire che ce la siamo cavata. Tra stop forzato e Start Cup, ci siamo buttati a capofitto sul progetto approfittando di queste condizioni per far conoscere la nostra idea, per migliorare le competenze che ci mancavano e per stendere un buon business plan.

Un bilancio del percorso della Start Cup

Come ho già detto, il percorso della Start Cup è stato – e continua a essere – molto utile. Abbiamo avuto modo di entrare in contatto con esperti del settore che ci hanno aiutato a capire i nostri punti deboli. Siamo migliorati nella presentazione del pitch vero e nella gestione amministrativa e finanziaria di una startup. All’inizio parlavamo in termini troppo tecnici e nessuno capiva davvero cosa avevamo in mente. Abbiamo trovato utili anche gli incontri con i vari professionisti e con i mentor. Al momento siamo alle prese con la stesura di un business plan che sia all’altezza della bontà della nostra idea. Questo un po’ ci spaventa ma stiamo lavorando molto, per superare anche questa prova. Noi ci crediamo davvero e siamo determinati a presentare un bel lavoro.

Cosa vedete nel vostro futuro?

Siamo veramente intenzionati a portare una rivoluzione nel settore, introducendo una nuova tecnologia per la produzione delle celle a idrogeno che possa abbassare i costi e ottimizzare l’efficienza delle celle stesse. Lo facciamo perché vogliamo dare il nostro contributo alla risoluzione dei problemi di natura ambientale che affliggono il pianeta. La nostra dipendenza dai combustibili fossili ci ha messo in ginocchio e dobbiamo assolutamente trovare delle soluzioni ma dobbiamo farlo in tempi brevi. Si parla molto di transizione ecologica. Ecco, l’idrogeno green può invece cambiare la rotta e migliorare la vita di tutti quanti noi.

Leggi tutte le interviste ai finalisti dell’edizione 2021 della Start Cup a questo link.