Interviste ai finalisti | DoubleDamp

Dispositivo innovativo e sostenibile per la sicurezza delle costruzioni e delle persone in caso di terremoto. Il team ci spiega di cosa si tratta.

Di cosa vi occupate?

La nostra missione è rendere le costruzioni prefabbricate più sicure e più resilienti rispetto al terremoto per salvaguardare le persone e i beni contenuti anche in seguito a un eventuale evento sismico. Parliamo di capannoni che possono ospitare diverse attività, produttive, commerciali ma anche scolastiche e sportive. Garantire la sopravvivenza senza danno dei prefabbricati dopo un terremoto significa aumentarne la sostenibilità in termini ambientali, economici e sociali su scala territoriale.

DoubleDamp, che significa?

Il nostro progetto prende il nome dalla nostra invenzione: si chiama DoubleDamp, abbreviato DD, letteralmente «doppia dissipazione». La soluzione che abbiamo studiato consiste in un dissipatore innovativo che, a differenza dei dispositivi tradizionali, agisce in due direzioni per la mitigazione del rischio sismico delle costruzioni prefabbricate. Grazie a questa caratteristica, è possibile utilizzare un singolo DD laddove sarebbero necessari due dispositivi tradizionali.

Da chi è composto il team?

Siamo una squadra composta da tre ingegneri civili strutturisti afferenti al Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Ferrara. Eleonora Grossi, dottoranda di Scienze dell’ingegneria, Matteo Zerbin, ricercatore di Geotecnica e Alessandra Aprile, docente di Ingegneria sismica: sono questi i nomi degli ideatori del DD.

Come è nata l’idea?

La storia comincia molto tempo fa quando, a seguito del terremoto che ha sconvolto la zona dell’Emilia tra Mirandola e Sant’Agostino nel 2012, ci siamo trovati coinvolti nell’analisi dei danni prodotti dal sisma sui capannoni industriali e nello studio degli interventi di miglioramento sismico imposti dall’ordinanza della Regione Emilia-Romagna. Dopo un’attenta osservazione delle strutture abbiamo capito che la causa del danno risiedeva quasi sempre nell’insufficienza dei collegamenti tra gli elementi strutturali e nella carenza di capacità dissipativa delle strutture. Ecco come è nata l’idea di creare un dispositivo che svolgesse la doppia funzione di collegamento e dissipazione.

Ci sono voluti molti anni per arrivare al DD.

Abbiamo cominciato a lavorare concretamente al progetto nel 2018 mettendo a punto un dispositivo innovativo che consentisse di risolvere le carenze strutturali con un’unica soluzione. Grazie agli anni di studio e di esperienza, abbiamo una soluzione che agisce in due direzioni contemporaneamente e dopo un lungo processo di sperimentazione, oggi abbiamo un DD che possiamo definire tecnicamente maturo, cioè pronto per la certificazione tecnica europea.

A che punto siete?

Abbiamo ottenuto il brevetto del DD nell’agosto del 2022. Abbiamo realizzato un prototipo in scala reale sul quale sono stati effettuati numerosi test sperimentali all’Università di Ferrara e l’Università di Bristol, nel Regno Unito, prove che hanno dimostrato l’efficacia del dispositivo sotto il profilo tecnico. Per la fine del 2024, grazie al progetto europeo ERIES, sono in programma test su tavola vibrante di un prototipo in scala di prefabbricato equipaggiato con DD nei laboratori del CEA di Parigi. Tali prove valideranno l’efficacia del «doppio dissipatore» simulandone le condizioni reali di funzionamento. Infine, ci occuperemo della certificazione ai sensi delle UNI EN 15129:2018, il passaggio necessario all’immissione del nostro prodotto nel mercato delle costruzioni.

Quali sono i vostri punti di forza specialmente sul fronte della transizione ecologica?

Garantire la sopravvivenza di un fabbricato industriale al terremoto comporta numerose e significative conseguenze in termini di sostenibilità. Nel dettaglio, si evitano i rifiuti speciali generati dalla demolizione e, non essendo necessaria una ricostruzione, si evita il consumo di nuove materie prime. Venendo meno tali processi c’è un netto risparmio di energia e di CO2. Inoltre, si azzera il fermo produttivo con mantenimento del reddito dell’attività, non si sprecano beni strutturali e scorte e soprattutto non si perdono i posti di lavoro con conseguente mantenimento del PIL e del gettito fiscale. Come si evince, questi sono indubbi vantaggi sul piano non solo ambientale ma anche economico e sociale.

Veniamo dunque ai punti di debolezza.

Un punto di debolezza del nostro prodotto è che si tratta di un dispositivo salvavita che è anche «salva-attività» che però risulta necessario solo in determinate circostanze come il terremoto. Pertanto, richiede un investimento certo oggi a fronte di un rischio che si corre domani. Acquistarlo o no, questo è il dilemma di chi possiede un immobile: l’aumento di valore del fabbricato conseguente all’adozione del DD non è chiaramente quantificabile o rivendibile in termini di immagine. Dal punto di vista normativo, non c’è un obbligo di legge che preveda soluzioni antisismiche come questa né un obbligo assicurativo. Esistono tuttavia programmi di incentivazione che comportano benefici fiscali anche significativi. Quello che però va salvaguardata è la sicurezza nei luoghi di lavoro: su questo il proprietario dell’immobile ha responsabilità imprescindibili.

Cosa vedete nel vostro futuro?

Nel futuro prossimo c’è la costituzione della startup come spin-off dell’Università di Ferrara. Il DD è nato e si è sviluppato in un contesto di ricerca universitaria e riteniamo tale soluzione la naturale evoluzione di un progetto come il nostro. L’obiettivo è offrire una soluzione efficace per mettere in sicurezza le attività industriali del territorio nazionale, guardando già all’espansione verso il mercato europeo. Un programma ambizioso che parte da una motivazione forte, soprattutto basata sull’esperienza e su anni di ricerca sul campo.

Leggi tutte le interviste ai finalisti dell’edizione 2023 a questo link.