Interviste ai finalisti | ECOPOLE3D

Una nuova generazione di costruzioni metalliche realizzate grazie alla progettazione e fabbricazione digitale. Vittoria Laghi ci spiega di cosa si tratta

 Di che cosa vi occupate?

Il nostro progetto propone un nuovo sistema per stampare in 3D pali metallici a basso impatto ambientale. Lo dice il nome stesso, ECOPOLE3D: vogliamo portare innovazione nel mondo delle costruzioni metalliche fermo a 150 anni fa con un occhio rivolto alla sostenibilità ambientale e uno alle richieste dell’Industria 4.0, tutti temi al centro del dibattito oggi.

 Ci racconta nel dettaglio?

Siamo ingegneri strutturiste, declino al femminile perché siamo tutte donne, che si sono avvicinate al mondo della stampa 3D metallica di grandi dimensioni sette anni fa. La tecnologia, in particolare, ha un nome tecnico, sarebbe a dire Wire and Arc Additive Manufacturing, abbreviato con l’acronimo WAAM. Tutto ha avuto inizio con il mio dottorato di ricerca svolto su questo argomento e da lì abbiamo sviluppato una serie di idee volte ad applicare questo nuovo sistema di produzione per rendere le strutture metalliche più efficienti e smart, nel vero senso della parola.

 In che modo ci riuscite?

Da un lato la progettazione computazionale permette di digitalizzare il design e creare con un click forme innovative ottimizzate secondo le specifiche esigenze e destinazioni d’uso mentre dall’altro la fabbricazione digitale mediante stampa 3D consente di realizzare forme completamente nuove rispetto al passato. Il vantaggio è duplice: non c’è solo l’evoluzione del settore delle costruzioni metalliche grazie a tecnologie al passo con i tempi ma c’è anche l’occasione per il comparto di «ripulirsi». Grazie alle nostre soluzioni ottimizzate si riduce l’impiego del materiale di base, sarebbe a dire il metallo, di oltre il 75% rispetto alla produzione attuale.

 Da chi è composto il team?

Come dicevo sopra, siamo un team tutto al femminile di strutturiste composto da me, Vittoria Laghi, da Giada Gasparini, da Emma Ghini e da Lidiana Arrè. Afferiamo tutte al Dipartimento DICAM, Ingegneria civile, chimica, ambientale e dei materiali dell’Università di Bologna. Giada è professore associato, io sono ricercatrice mentre Emma e Lidiana sono dottorande. Ci lega una forte propensione al lavoro e una marcata passione per tutto ciò che luccica… non solo metalli!

 Come è nata l’idea?

Era il 2018 e per il mio percorso di dottorato stavo svolgendo un tirocinio ad Amsterdam in una start up olandese di stampa 3D metallica di grandi dimensioni. Quello in cui mi trovavo era un team a prevalenza maschile, poco incline alla socialità e all’inclusività in generale. Mi avevano affidato il compito di creare un nuovo design accattivante da poter stampare con i loro macchinari, un prodotto da presentare a una fiera a Dubai. Si trattava di qualcosa che facesse da biglietto da visita per le potenzialità di questa nuova tipologia di fabbricazione digitale del metallo. Ho subito pensato a una nuova forma per un pilastro tubolare in acciaio dalla forma a diagrid, un primo esemplare di quello che sarebbe poi divenuta l’idea del palo reticolare che abbiamo successivamente brevettato in Italia. La nuova forma fu aspramente criticata, ritenuta forse troppo innovativa oppure ai miei «colleghi» non andava bene che una semplice tirocinante, per giunta donna, ci avesse pensato. Nonostante la chiusura mentale dell’azienda, quel primo palo reticolare realizzato per loro ha avuto un tale successo che si sono dovuti ricredere tanto che successivamente hanno portato ovunque nel mondo quel prodotto come primo esempio delle potenzialità della stampa 3D metallica di grandi dimensioni per creare forme nuove ottimizzate per le costruzioni.

 A che punto siete?

Attualmente ci riteniamo a uno stadio ancora iniziale di sviluppo della nostra impresa che diventerà uno spin-off della Università di Bologna. Abbiamo depositato domanda di brevetto per il metodo di progettazione dei pali reticolari e stampato i primi prototipi in scala. I passaggi successivi prevedono lo sviluppo della piattaforma software di progettazione, la realizzazione di una stampante 3D ad hoc ottimizzata per la produzione di pali reticolari, test su prototipi a diversa scala per validare la loro applicazione in contesti reali. Siamo già in contatto con alcune aziende italiane potenzialmente interessate a sviluppare l’idea e che possono quindi diventare partner strategici per la fase iniziale dello spin-off.

 Quali sono i vostri punti di forza specialmente sul fronte della transizione ecologica?

Il nostro punto di forza è il palo reticolare stesso dal momento che permette una duplice transizione sia ecologica che digitale del settore delle costruzioni metalliche. Il processo di stampa 3D e di progettazione computazionale ottimizzata forniscono un alto grado di innovazione in questo settore, storicamente restio ai cambiamenti, attraverso la digitalizzazione. D’altra parte questa ottimizzazione della forma permette un impiego fortemente ridotto del materiale metallico di base. Questo favorisce innanzitutto un minore impatto ambientale della produzione di costruzioni metalliche ma anche una minore dipendenza dalle importazioni delle materie prime, al momento altro aspetto critico della nostra economia.

Veniamo quindi al punto di debolezza.

L’unico punto critico che vediamo al momento è proprio nell’implementazione di queste nuove tecnologie in un settore così refrattario al cambiamento. Ma siamo molto fiduciose, altrimenti non parteciperemmo alla business plan competition.

 Cosa vedete nel vostro futuro?

Vediamo un mondo più smart e più green grazie al cambiamento prodotto da una tecnologia come la nostra. Ci vuole molta determinazione, specialmente in un settore che si muove lentamente e che soprattutto è a netta prevalenza maschile. Noi ce la stiamo mettendo tutta e siamo convinte che ECOPOLE3D sarà un attore importante nella nuova era delle costruzioni metalliche. Noi ci crediamo molto.

Leggi tutte le interviste ai finalisti dell’edizione 2023 a questo link.