Interviste ai finalisti | RISORSA

Biofertilizzanti a base di microrganismi per il settore agricolo poco inquinante e a basso impatto ambientale. Ce ne parla Francesca Gaggìa.

Di che cosa vi occupate?

Realizziamo biosoluzioni a base di microrganismi per il settore agricolo volti a migliorare la resa e la qualità dei prodotti vegetali in grado anche di difendere la coltura dalle malattie. Per il nostro progetto abbiamo scelto il nome Risorsa perché secondo noi illustra un concetto bellissimo ma poi, pensandoci bene, grazie all’aiuto di un amico, ci siamo accorti che è anche un acronimo efficace per descrivere la nostra startup: Research Implementation for Sustainable ORganic Solution for Agriculture.

Tornando alla nostra soluzione, detta con poche parole, è come se somministrassimo fermenti lattici alle piante. L’ecosistema suolo accoglie molti microbi che hanno un effetto benefico sui vegetali che quindi li aiutano a farli crescere meglio e più forti, consentendo alle piante di assorbire più nutrienti. In questo modo si possono ridurre tutti gli input chimici che stanno pericolosamente inquinando il terreno, l’ambiente, arrivando infine all’uomo.

Da chi è composto il team?

Siamo in due. Ci sono io, Francesca Gaggìa, laureata in Biologia con un dottorato in Ecologia microbica. E poi c’è Elia Pagliarini, laureato in Scienze e Tecnologie Agrarie, ora impegnato in un dottorato in Microbiologia. Lavoriamo entrambi al Dipartimento di Scienze e tecnologie agro-alimentari dell’Università di Bologna. Siamo un team piccolo ma affiatato che soprattutto si completa dal momento che riusciamo a unire le mie competenze sui microorganismi alle sue abilità e conoscenze in campo agronomico.

Come è nata l’idea?

Il progetto è nato semplicemente dalla nostra passione per la nostra ricerca. Abbiamo avuto l’intuito di utilizzare come biofertilizzante sull’insalata un microrganismo isolato da scarti vegetali. Le sue potenzialità ci hanno sorpreso e ci hanno convinto ad andare avanti.

A che punto siete?

Siamo in fase di sviluppo del prodotto commerciale. C’è tanto da fare ma la tecnologia di produzione è dalla nostra parte, semplice e poco costosa.

Dal punto di vista della transizione ecologica, quali sono i vostri punti di forza?

Di sicuro il mercato dei biostimolanti è in forte espansione. C’è il Green Deal e l’agenda 2030 dell’ONU, tutte misure che vanno nella direzione di attuare sistemi agricoli più sostenibili con meno apporti di fertilizzanti e agrofarmaci. E poi, da non trascurare, c’è il tema delle avversità di carattere climatico e meteorologico e di sicuro la siccità è un problema da risolvere. La nostra soluzione va proprio in questa direzione.

E i punti di debolezza?

Noi crediamo molto in Risorsa ma purtroppo siamo anche consapevoli che la grossa fetta di questo mercato è in mano a grosse aziende. Questo è un aspetto su cui dovremo lavorare molto.

Cosa vedete nel vostro futuro?

Innanzitutto vogliamo arrivare in finale giocandoci questa opportunità fino in fondo. Siamo consapevoli che questa sia una grande opportunità e il risultato e il network offerto dalla competizione potrebbero essere una svolta significativa per noi.

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