Interviste ai finalisti | FURTHER

Sviluppo di un processo industriale per la sintesi di molecole derivate da scarti vegetali per la produzione di bioplastiche innovative. Ce ne parla Alessandro Messori

 Di che cosa vi occupate?

Partiamo dal nome che abbiamo scelto per la nostra startup. Si chiama FURTHER: viene dall’acronimo FURans TecHnology in Emilia-Romagna. I furani (furans in inglese) sono molecole di origine naturale che vogliamo sfruttare per produrre bio-plastiche ad alto valore aggiunto derivante da biomassa. Uno degli esempi che possiamo fare è il materiale con cui si producono le auto e le moto da competizione che ad oggi è prodotto soltanto a partire dal petrolio.

 In che modo sfruttate queste molecole?

Stiamo sviluppando un processo industriale per la sintesi di molecole derivate da scarti vegetali per la produzione di bioplastiche innovative ad alto valore aggiunto. Andando più nel tecnico, il nostro scopo è quello di creare un’alternativa bio-based, sostenibile e innocua per la salute umana alla produzione di resine epossidiche sostituendo il bisfenolo A con il 2,5-bisidrossimetilfurano, che chiamiamo BHMF. Questa sostanza è ottenuta da materie prime vegetali di scarto attraverso un processo ambientalmente sostenibile che riduce fortemente l’impronta di carbonio e di conseguenza agisce sul climate change e la dipendenza da materie prime fossili. Le resine epossidiche finali ottenute con il BHMF saranno quindi bio-based, contribuendo all’economia circolare promossa dalle politiche UE. In estrema sintesi, FURTHER si concentra soprattutto sullo sviluppo tecnologico della produzione di BHMF.

Da chi è composto il team?

Il nostro team è composto da quattro dottorandi dell’Università di Bologna all’interno del Dipartimento di Chimica industriale. Ognuno di noi ha un indirizzo di ricerca diverso. Andrea Piazzi ed io, Alessandro Messori, ci occupiamo di catalisi organometallica, Nicolò Santarelli di sintesi organica e Eleonora Rossi di valutazione degli impatti ambientali. I nostri filoni di ricerca si sono fusi insieme per dare vita al progetto FURTHER portandoci a lavorare spalla a spalla in un piccolo ufficio del dipartimento tappezzato di post-it e canvas.

 Come è nata l’idea?

Nel 2023 Andrea, Nicolò ed io abbiamo trovato dei risultati di ricerca promettenti su un processo per produrre un composto derivato da biomasse, utile alla produzione di resine epossidiche. Avendo l’intenzione di sviluppare un processo più sostenibile possibile abbiamo iniziato a collaborare con Eleonora dal momento che si occupa di sostenibilità ambientale. Quando ci siamo resi conto delle potenzialità del processo, abbiamo deciso di lanciarci in una nuova avventura imprenditoriale con il sogno di industrializzare la nostra tecnologia.

Noi quattro insieme abbiamo le competenze tecniche per svilupparla ma non possediamo quelle per creare un’impresa. Per questo motivo abbiamo deciso di partecipare alla competizione Ecosister Start Cup che offre supporto alle startup innovative. Il nostro scopo è quello di creare uno spin-off universitario per la produzione di BHMF, in modo da mantenere le collaborazioni con il mondo accademico ma avvicinarci contemporaneamente alle imprese private.

 A che punto siete?

Al momento la tecnologia è stata ottimizzata a livello di laboratorio ma per arrivare a una scala industriale c’è ancora tanto lavoro da fare. Innanzitutto, prevediamo di aumentare la scala su reattori via via più grandi, iniziando con quello da 2 litri ma per farlo stiamo cercando dei finanziatori. Ora siamo ancora nei laboratori del dipartimento e il nostro ufficio amministrativo è una piccola saletta proprio di fianco ad esso, dove da mesi ci troviamo quasi quotidianamente a studiare il business model. Lo studio del mercato ha portato a buoni risultati e siamo entrati in contatto con alcune aziende che potrebbero diventare nostri partner in futuro.

 Dal punto di vista della transizione ecologica e dell’innovazione, quali sono i vostri punti di forza e i vostri punti di debolezza?

Noi abbiamo un obiettivo: sostituire un composto derivante da petrolio con uno che deriva da scarti vegetali e speriamo di accelerare la transizione ecologica anche nel settore delle plastiche ad alto valore aggiunto. Sicuramente il nostro principale punto di forza è l’origine rinnovabile e sostenibile della nostra sostanza, visto che si tratta di scarti vegetali. Inoltre il nostro processo è sviluppato con un’ottica di eco-design e monitoriamo costantemente gli impatti ambientali per cercare di minimizzarli il più possibile. Ciò è possibile anche grazie alle condizioni di temperatura e pressione a cui lavora il processo e visto che non servono condizioni, diciamo così, «estreme» ma al contrario «blande», è possibile avere consumi energetici molto bassi.

 E i punti di debolezza?

Sicuramente la tipologia di prodotti che vorremmo produrre con il nostro composto, le resine epossidiche. Esse, infatti, per loro natura non sono riciclabili e sicuramente il prezzo finale del nostro prodotto sarà leggermente superiore a quello di origine fossile. La sfida del prezzo è allo stesso tempo però anche la nostra driving force: lavoreremo il più possibile per arrivare sul mercato con un prodotto competitivo.

 Cosa vedete nel vostro futuro?

La nostra ambizione è quella di riuscire a vedere il nostro prodotto come il valido sostituto del bisfenolo A, ritrovandolo all’interno dei prodotti che si usano tutti i giorni o applicato a settori come quello dell’automotive o quello elettronico che sono spesso a base di resine epossidiche. Vogliamo che la tossicità e il forte impatto ambientale del bisfenolo diventi solo un lontano ricordo.

Leggi tutte le interviste ai finalisti dell’edizione 2023 a questo link.

Per conoscere i progetti finalisti partecipa alla finale Start Cup Ecosister: https://www.startcupecosisterday.it/#finalestartcup

La partecipazione è gratuita ma è necessario registrarsi.